Vestire alla maniera dei Papi: dai paramenti al «prêt-à-porter»

Vestire alla maniera dei Papi: dai paramenti al «prêt-à-porter»

Se l’abito non fa il monaco, di certo può fare un ... Papa. la solennità e i significati delle vesti che i pontefici hanno indossati nella lunga e travagliata storia della Chiesa sono al centro di un prezioso volume che porta la firma di Marzia Cataldi Gallo, che da anni si occupa dello studio dei tessuti antichi ed è una dei massimi esperti in particolare delle tessiture genovesi.
Per l’editore De Ferrari, ha ora pubblicato «Le vesti dei Papi. I parati della Sacrestia Pontificia Seicento e Settecento», che presenta per la prima volta il ricco patrimonio conservato nella Sacrestia Pontificia, che si trova negli ambienti retrostanti la Cappella Sistina. Un materiale molto ricco e poco conosciuto, che una volta portato alla luce consente di considerare il guardaroba dei Papi come segnale distintivo dei vari periodi storici di fasto o ristrettezza, delle mode che si sono succedute, del lavoro artigianale che l’ha creato e degli eventi che ne hanno favorito la conservazione, o al contrario che l’hanno condotto alla distruzione.
Come vestivano i Papi? Non solo con paramenti, ma anche con abiti per così dire «da tutti i giorni», come le sottane bianche del beato Papa Innocenzo XI vissuto nel XVII secolo, e l’usanza per la quale, in tempi di poca disponibilità si usava scucire lo stemma del pontefice precedente per sostituirlo con quello del nuovo eletto.
E a ben vedere la sacralità dell’abito, non solo di quella papale, viene segnalata già nel libro della Genesi, quando si legge che il Signore che sta per cacciare Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden, «fece all’uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì», mentre solo poco prima nel racconto vi era spiegato che prima della ribellione a Dio Adamo ed Eva erano nudi e «non ne provavano vergogna». Come spiega nella prefazione del volume il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, «... fin dalle origini stesse della Storia la veste non è mai soltanto un indumento, ma anche un paramento...» e «... la moda in tutte le epoche ha travalicato molto la funzione pratica dell’abito, tramutandolo in un vero e proprio simbolo, sia di seduzione, sia di provocazione, sia di bellezza, sia di stravaganza, sia di estetica sia di potere».
Questa analisi dei paramenti sacri del Vaticano avviene dopo più di un secolo dall’ultimo censimento, datato 1906, e mentre si sta portando avanti la catalogazione informatizzata dei beni culturali vaticani.
Il volume presenta un’illustrazione dettagliata dei singoli indumenti papali, da quelli quotidiani come la sottana e la «mozzetta» (una mantellina corta che copre il busto ed è chiusa sul davanti da una fila di bottoncini) a quelli indossati durante le celebrazioni, molto più articolati. La «falda» è una veste che scende dalla vita fino a terra, come la sottana, ma è molto più ampia e con lo strascico, tanto che risulta essere indossata soltanto per le cerimonie pubbliche, visto che era molto scomoda.
Il «fanone» è una mozzetta doppia che il Papa porta sulle spalle quando indossa i paramenti pontificali, il «manto» è un piviale molto più grande, tanto che quando il Papa camminava indossandolo alcune persone gliene sorreggevano i lembi affinché non toccassero terra. C’è poi il «camauro» berretto più grande dello zucchetto, usato anche da papa Benedetto XVI per l’inverno, visto che copre le orecchie e la testa contro il freddo: di solito è rosso e bordato di ermellino. Il volume poi è strutturato con una presentazione dei vari pontefici che si sono succeduti nell’arco di tempo considerato dalla ricerca. Da Paolo V, che divenne Papa nel 1605, fino a Pio VI Papa dal 1775. Per ognuno di loro l’autrice presenta una breve biografia, soffermandosi sui particolari dello stemma ricamato sulle vesti e la scelta dei decori sui parati. Il volume è arricchito da fotografie che rendono più chiari i dettagli della descrizione dei ricami.


Inoltre l’analisi degli inventari e dei libri dei conti minuziosamente compilati, si riesce a ricostruire l’identità e l’attività dei tanti artisti e artigiani che come i «banderari» confezionavano i parati, ma anche degli artigiani che confezionavano i tessuti più pregiati che poi furono imitati in tutta Europa.

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