Vestiti firmati e tv? Il giudice nega il sussidio

IL BISOGNO Antonio ha chiesto aiuto: aveva moglie e tre figli a carico con 1300 euro al mese

Impossibile beneficiare di un Fondo sociale se i tuoi figli vestono abiti griffati, usano telefonini di ultima generazione e in casa ti puoi permettere pure una tv al plasma. È questa la conclusione di una sentenza del Tar di Milano che ha respinto la richiesta di un padre di famiglia che aveva dichiarato di non riuscire a mantenere moglie e tre figli, oltre che le spese di affitto, con appena 1.300 euro al mese. Un’impresa difficilissima per Antonio I., assegnatario di un alloggio popolare che nel corso degli ultimi anni aveva accumulato nei confronti dell’Aler un debito di quasi 20mila euro, 19.766 mila euro per la precisione, tra affitti non pagati e spese condominiali non onorate. Una cifra consistente per la quale aveva chiesto un contributo a carico del Fondo Sociale, l’ente istituito dall’Aler proprio per aiutare le persone in particolari difficoltà economiche attraverso prestiti o rateizzazioni dei debiti. Il Tar però ha detto no. Antonio I. non potrà beneficiare del Fondo. E il perché, si legge nella sentenza, è da imputare al tenore di vita della famiglia nella quale i figli «utilizzano telefonini di ultima generazione e vestono abiti griffati». Sotto accusa anche gli «elettrodomestici di valore», televisore al plasma e forno a microonde, che facevano bella mostra di sé tra il soggiorno e la cucina durante l’ispezione avvenuta proprio per valutare le reali condizioni economiche della famiglia. La vicenda, che si è conclusa con la sentenza di ieri, inizia nel 2003 quando Antonio I. si era visto respingere la richiesta di contributo a carico del Fondo Sociale per far fronte ad un debito che alla data del 30 marzo 2002 era pari a 19.766,54 euro per canoni e spese non pagate. Così si era rivolto al Tar eccependo «l’inesatta valutazione e travisamento dei fatti, nonché, l’omesso apprezzamento, da parte della Commissione, delle effettive condizioni di difficoltà della sua famiglia». L’Aler cioè non avrebbe considerato «le precarie condizioni economiche, sanitarie e familiari» di Antonio I. In effetti il Fondo sociale può concedere dilazioni o rateizzazioni o disporre la corresponsione dei debiti per affitti e spese di casa non pagati, «qualora l’assegnatario ne faccia richiesta documentando particolari condizioni di difficoltà dovute a disoccupazione, malattia o altri gravi motivi», si legge nel regolamento. Ma secondo il Tar non era questa la circostanza. «L’ispettore dell’Ente che si era recato presso l’abitazione del ricorrente - scrive il giudice nella sentenza - rilevava come fossero presenti all’interno dell'appartamento elettrodomestici di valore e come i familiari indossassero abiti griffati e utilizzassero cellulari di ultima generazione. Anche le spese sanitarie si attestavano su cifre modeste (dichiarate dall’interessato in non più di 100 euro al mese per entrambi i coniugi)». Bene ha fatto l’Aler, secondo i giudici della Prima sezione, a rifiutare per Antonio I.

l’accesso al Fondo sociale. Chiarissime le motivazioni della sentenza: non riuscire a pagare l’affitto, ma comprarsi l’ultimo modello di cellulare non depone a favore di una «situazione oggettiva di particolare disagio».

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