«Vi racconto un cinema che parla con il cuore»

La stampa internazionale le riconosce il talento e la passione della Magnani

È stata definita dai quotidiani francesi la «Maria Callas di Haifa», la «Magnani d’Israele», «la più grande attrice israeliana della sua generazione». È Ronit Elkabetz, l’attrice e regista israeliana, che è a Roma per presentare questa sera all’Isola del Cinema (ore 21) La Banda di Eran Kolirin (film che si è aggiudicato ben 32 premi, tra cui il più prestigioso a Cannes). Se il cinema israeliano in questi anni ha avuto uno straordinario successo, soprattutto sulla ribalta internazionale molto lo si deve anche a Ronit. Nel 2004, alla Biennale di Venezia per la Settimana della Critica, la platea si levò in un lungo applauso per il film To take a wife, opera prima di Ronit e di suo fratello Shlomi Elkabetz, e che le valse anche un premio. La sua ultima fatica, Seven Days (anche questo diretto a «quattro mani» con Shlomi), un film corale che tiene ininterrottamente la macchina da presa puntata su una famiglia in lutto, ha già ottenuto molti premi all’ultima edizione del Jerusalem Film Festival, e ora si appresta a conquistare il pubblico europeo.
«Sono certamente tra i protagonisti della rivoluzione del cinema israeliano - spiega la regista, con la sua voce profonda che sullo schermo dipinge figure di donne complesse, in preda ai tormenti dell’esistenza -. Il cambiamento della nostra cinematografia in questo decennio è dovuto alla schiera di registi giovani che abbiamo in Israele. Non è un caso che i film di maggior successo, a cui ho partecipato, siano tutte opere prime. Amo avvicinarmi a progetti interessanti, che tendono a migliorare le cose». Anche La Banda è un’opera prima, e Ronit interpreta nel film il ruolo di una donna divorata dalla monotonia di una vita insignificante, silenziosa, nella periferia israeliana: l’arrivo di una banda musicale composta da membri della polizia egiziana in quell’angolo di mondo, romperà il silenzio, portando un’onda di novità nella vita della donna. In questa pellicola, come nei migliori film israeliani, vengono fuori le storie umane dei personaggi.

Secondo la critica internazionale la grandezza del nuovo cinema israeliano sta proprio in questa capacità di raccontare storie di uomini e donne, scavando nell’intimo dei personaggi, per raggiungere poi temi universali. Così questa cinematografia oggi fa sentire la sua voce, che proprio come quella di Ronit è profonda, perché come dice la Magnani d’Israele, «Il nostro cinema parla con il cuore».

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