Basta affacciarsi alla finestra per vedere la carovana di roulotte che , una volta tramontato il sole, si allineano lungo l'ultimo tratto di via Melchiorre Gioia, a Milano. Matteo D. abita a due passi: "Arrivano nel tardo pomeriggio, bivaccano qui tutta notte e, con le prime luci del giorno, se ne vanno". Stessa scena, qualche metro più avanti, anche nel piazzale antistante al Cimitero Monumentale e al parcheggio della metropolitana verde Goia.
L'annoso problema dell'integrazione Milano non è un'eccezione. Come non lo è Roma. Da decenni la difficile integrazione con le popolazioni nomadi ha spinto le stesse a vivere in aree periferiche delle città e le amministrazioni a intervenire (con soldi pubblici e leggi ad hoc) per sanare una problematica che difficilmente riesce ad essere sanata. Per vederci chiaro il Viminale ha voluto affrontare il problema dei rom che conta solo il 37% di cittadini italiani. Tuttavia, molto spesso, si fa una gran confusione quando media e opinione pubblica parlano di "zingari". Stando a una nota diffusa dal Viminale, gli zingari appartengono "al gruppo etnico migrante, largamente incrociati con le popolazioni dei diversi paesi d'adozione, ma risalente a un ceppo indiano di cui reca tracce evidenti nei caratteri somatici".
Roulotte e campi nomadi Nella lingua romanes l'etnonimo rom significa "uomo", termine che li differenzia dai "non zingari" (nel loro idioma detti gagè che, in origine individuava i "contadini zotici e ignoranti"). Le popolazioni zingare sono presenti in Italia da circa 600 anni provenendo dall'India. Dopo una lunga sosta nell'Impero bizantino, agli inizi del 1400 si sono diffusi in tutta Europa: in Italia il più antico riferimento storico è datato 18 luglio 1422 nella Cronaca di Bologna. Ma è molto probabile che fossero giunti ancor prima nell'Italia meridionale, dati gli stretti legami che sono sempre intercorsi con la Grecia. Oggi, la situazione non è molto cambiata: sebbene vi siano numerosi zingari stanziali e residenti in Italia da secoli, nuove "ondate" di arrivi continuano a interessare la penisola. Nelle metropoli possiamo incontrarli ospiti in campi (abusivi e non), accampati nelle roulotte parcheggiate in aree periferiche delle grandi metropoli o inseriti regolarmente nella società.
I nomadi in Italia "La stima della consistenza numerica delle popolazioni 'sprovviste di territorio' in Italia è particolarmente difficile - si legge in una nota diffusa dal Viminale - sia perché i censimenti in Italia non rilevano il dato delle minoranze linguistiche sia perché mancano criteri precisi per classificare una persona o un gruppo come zingari". Le stime risultano, dunque approssimative e affidate a enti e organizzazioni che si interessano da vicino. Sia l'Opera nomadi sia l'Associazione nazionale zingari hanno effettuato rilevamenti delle presenze di rom, sinti e caminanti sull'intero territorio nazionale attivando tutte le sezioni e i gruppi collaboratori locali. Il numero degli zingari con regolare permesso di soggiorno oscilla tra le 140 e le 160mila unità. Gli zingari con cittadinanza italiana sono circa 90mila, di cui 30mila rom residenti nel Sud Italia; 30mila sinti, residenti principalmente nel Nord e Centro Italia e occupati principalmente come giostrai, mestiere che sta scomparendo e che li costringe ultimamente a reinventarsi in nuovi mestieri, da rottamatori a venditori di bonsai; 7mila rom harvati, giunti dalla Jugoslavia settentrionale dopo la seconda guerra mondiale; mille rom lovari. A questi vanno aggiunti altr 70mila rom balcanici che si dividono in jugoslavi e romeni. I primi (divisi in khorakhané, musulmani, e dasikhané, cristiani ortodossi) sono presenti principalmente in campi del Nord Italia: meno del 10% dei minori frequenta le scuole pubbliche e bassissimo è il tasso d’impiego degli adulti.
Il nodo dei rom romeni I rom romeni sono il gruppo in maggior crescita. Questi hanno comunità nelle principali metropoli del Belpaese: da Milano a Roma, da Napoli a Bologna. A seguito dell’ingresso della Romania nell’Unione Europea nel 2007 - in qualità di cittadini europei - le autorità si aspettano l’afflusso di un consistente numero di rom romeni in Italia e negli altri paesi dell’Europa Occidentale. Solo il 10% dei rom romeni vive in strutture pubbliche. Tra i minori rom romeni attualmente in Italia, solo il 3% frequenta regolarmente le scuole.
Il problema dei clandestini Agli zingari regolarmente stanziati in Italia, si aggiungono i rom clandestini il cui numero non può essere stabilito ufficialmente dalle amministrazioni locali. Nella Capitale, per esempio, la prefettura di Roma riporta la presenza di 12-13mila rom clandestini a fronte dei 7mila regolari, residenti in una ventina di campi non autorizzati. La Fondazione per le iniziative e gli studi della multietnicità in Lombardia riporta, invece, la presenza di circa 7mila irregolari nel capoluogo meneghino. da qui l'importanza del provvedimento voluto dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di "censire" i nomadi presenti in Italia attraverso la rilevazione delle impronte digitali. "Il censimento - aveva spiegato a giugno il titolare del Viminale - servirà a garantire a chi ha il diritto di restare nei campi, di farlo in condizioni dignitose". I dati attualmente in possesso dal ministero indicano in circa 152mila persone la presenza dei rom in Italia, di cui solo il 37% sono italiani. "Io voglio sapere - aveva spiegato l'esponente del Carroccio - quanti sono i campi, provincia per provincia' dal momento che c'è gente perbene che vive in condizioni misere e tanti minorenni". Persone che, aveva concluso il ministro leghista, "devono essere trattati da cittadini, pagando le tasse e avendo i servizi".
Sanità e istruzione Il provvedimento del ministro Maroni era stato duramente attaccato in sede europea perché includeva anche i minori. Da tempo, tuttavia, le amministrazioni locali e le forze dell'ordine riscontrano forti problematiche nella gestione degli "zingarelli" che, complice la legislazione italiana, vengono pizzicati decine di volte a rubare e mendicare. Di fine agosto sono le stime della Croce Rossa secondo cui risulta che un bambino su cinque non va a scuola o si è sottoposto a tutti i vaccini obbligatori, sebbene la legge ne garantisca il diritto e il dovere. "Abbiamo visitato, ad oggi, 21 insediamenti abusivi, su un totale di 50 - aveva spiegato il presidente della Cri, Massimo Barra - sono state 1.117 le persone censite volontariamente e altrettante le tesserine della Cri emesse, 210 i nuclei familiari e 412 i minori censiti, di cui il 20% non va a scuola e non ha effettuato e certificato di avere compiuto nessuna vaccinazione obbligatoria".
Il costo dei campi rom abusivi Nel capoluogo lombardo vengono spesi circa 6 milioni di euro all'anno per la "manutenzione", la sicurezza e la pulizia dei campi abusivi. Il 90% degli zingari che vive qui non lavora e vive di espedienti tanto che la maggior parte dei fondi deve essere impiegata per garantire presidi fissi delle forze dell'ordine. Altri soldi, invece, servono per la costruzione e il mantenimento di prefabbricati cui deve essere fornita acqua, gas e corrente elettrica. Non solo. Servono soldi per comprare bagni chimici, bisogna far fronte alle spese necessarie per pulire e disinfestare le area, attorno alle quali sorgono quartieri residenziali. La situazione non è diversa nella Capitale dove i nomadi costano al Campidoglio circa 25 milioni di euro l'anno (dato che risale ancora all'amministrazione Veltroni).
Durante il proprio mandato l'ex sindaco di Roma, Veltroni non ha badato a spese: dai campi estivi per i baby rom agli scuolabus che univano i campi agli istituti, dai corsi per l'avviamento professionale ai patrocini per iniziative culturali.(fotografie di Max Peef)
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