Dopo le vicende di via Lecco il sindaco mette da parte la diplomazia e attacca il presidente della Provincia. «Quelle persone avevano già trovato ampia ospitalità» «Penati ha fatto ciò che non è riuscito al Duce» Albertini spara ad alzo zero: «Co

Palazzo Isimbardi: «Pronti a collaborare per una sistemazione dei profughi»

(...)Secondo capitolo i rapporti con i dirimpettai di Palazzo Isimbardi. Mai così tesi. «Quello che mi ha sconcertato - l’accusa - è stato l’atteggiamento di Penati. Quello che non è successo a Mussolini, e cioè la promessa di trasformare l’aula sorda e grigia, in un bivacco per i manipoli, è stato realizzato da Penati. Anzi dal presidente della Provincia che ha trasformato il luogo destinato a un’assemblea elettiva in un bivacco. Purtroppo non di manipoli, ma di persone. Quasi fosse una sua proprietà privata. E, per di più, con gente che aveva già trovato ampia ospitalità in altri luoghi».
La replica di Penati arriverà, forse, dopo la messa in onda del pepatissimo buon anno. Per ora da Palazzo Isimbardi parte una lettera. «Caro Gabriele», si legge nell’intestazione. Ma la richiesta non è nuova e la risposta negativa il Comune l’ha già data. Ma tant’è. Penati ribadisce la «volontà dell’amministrazione provinciale di collaborare con la Prefettura e il Comune al fine di trovare la migliore soluzione possibile di medio lungo periodo per i profughi». Premessa impossibile da non sottoscrivere. Forse meno la via da intraprendere. «A tal fine - prosegue la missiva -, se riterrai che questo possa contribuire alla risoluzione del problema, Ti comunico che ho già dato disposizione ai miei uffici per collaborare con i responsabili del Comune al fine di individuare di comune accordo le modalità per accelerare la risoluzione del comodato d’uso che lega la Provincia alla scuola di via Saponaro».
La replica arriva dall’assessore Tiziana Maiolo che smentisce qualsiasi possibilità di accordo riguardo all’edificio di proprietà di Palazzo Marino, dato in comodato d’uso alla Provincia e proposto da Penati come sistemazione per i rifugiati. «La Provincia ci ha restituito la scuola - spiega Maiolo - ora deciderà l’assessore Simini su come utilizzarla. Non sarà certo Penati a dirci cosa dobbiamo farne. Prendano una scuola della Provincia, visto che ne hanno tante e la diano agli immigrati». Una polemica destinata a non esaurirsi. «Il Comune - ribadisce - ha offerto agli immigrati, come promesso, un programma di 6 mesi con corsi di italiano, formazione professionale e avviamento al lavoro. Se Penati ha a disposizione palazzi, stabili, personale e fondi per offrire un programma autonomo, li proponga».
Di «situazione strumentalizzata» parla anche Riccardo De Corato. «Prima dai centri sociali che hanno tenuto in ostaggio gli immigrati in Via Lecco - punta il dito il vicesindaco -, poi dal centrosinistra entrato a gamba tesa negli ultimi giorni con proposte fantasma, come quella della scuola di via Saponaro e gesti eclatanti come la notte a Palazzo Isimbardi, unico caso in Italia in cui si è visto il luogo di un’assemblea elettiva trasformarsi in un ricovero per rifugiati. Abbiamo assistito in questi giorni a una vera e propria messinscena politica che nulla aveva a che fare con la vita e il destino dei rifugiati i quali per ore, al freddo, hanno subìto le decisioni di mediatori politici il cui obiettivo era quello di utilizzare gli immigrati a scopi elettorali e sobillarli contro il Comune». Deciso anche l’intervento di Guido Manca. «Purtroppo - attacca l’assessore alla Sicurezza - registriamo ancora qualche piccola stoltaggine da parte del presidente della Provincia che si attribuisce ruoli impropri. Noi che conosciamo bene i suoi metodi, già praticati in occasione dello sgombero dei nomadi di via Capo Rizzuto, 80 dei quali sono a tutt’oggi stipati in un seminterrato malsano di via Varanini a spese della Provincia, attendiamo ancora i villaggetti “equi e solidali” fuori del Comune di Milano che erano stati promessi». Per quanto riguarda i rifugiati di via Lecco Manca ha idee e date ben chiare.

«Dopo il periodo festivo - spiega - si farà il punto della situazione. Queste sistemazioni vanno intese come provvisorie, dopo un periodo di ambientamento e di avviamento al lavoro di sei mesi, queste persone potranno trovare autonomamente sistemazioni abitative e lavorative».

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