Fabrizio De Feo
da Roma
Il blitz confindustriale. Larringa dettata alla pancia dellassise vicentina. Laffondo pirotecnico e garibaldino pronunciato guardando negli occhi i suoi ex «colleghi». Lo sguardo rivolto oltre le prime file, verso le truppe dei piccoli e medi imprenditori improvvisamente decise a far sentire la propria voce, come in un rito di liberazione collettiva. Il velo del conformismo lacerato in un crescendo di richiami allidentità profonda di una categoria: quella che produce ricchezza e mal digerisce il modello sponsorizzato dallUnione di uno stato fiscale e dirigista.
Il giorno dopo il suo dirompente intervento al convegno degli industriali, Silvio Berlusconi incassa il plauso dei suoi sostenitori che sui siti Internet festeggiano il ritorno in campo del «premier da battaglia». Ma soprattutto ricarica le pile in vista di uno sprint finale che sarà tutto giocato sulla «tonalità vicentina». Il copione non cambierà più: il premier, ogni volta che potrà, andrà allattacco. Al minuetto dei dibattiti e delle vaghe promesse uliviste opporrà il ricorso al suo istinto di comunicatore, la freschezza degli argomenti che tutti capiscono, le ricette immediate, proprio come gli hanno consigliato i consulenti statunitensi. Una regola che adotterà anche nel secondo confronto televisivo con Romano Prodi.
«Il capitano ha ripreso la bandiera in mano, ha tirato fuori lorgoglio della sua identità politica, mettendosi alle spalle le regole-tagliola e le scorie lasciate da un faccia a faccia televisivo cloroformizzato dalla par-condicio», spiega un dirigente di Forza Italia. «Ha parlato direttamente al cuore della platea e quando questo avviene tutti percepiscono la carica dirompente di un uomo che rappresenta ancora una speranza per il Paese. È una scossa importante. Per dirla in gergo calcistico ora la palla ritorna dalla nostra parte». Lazzurro Guido Crosetto, addirittura, si spinge oltre e propone un paragone storico: «Quello che è successo ieri a Vicenza ha lo stesso valore simbolico e la stessa portata della marcia dei 40mila di Torino».
Il «colpo a sorpresa», ovvero la rinuncia prima annunciata per una lombosciatalgia e poi smentita dallarrivo «last-minute» a Vicenza, secondo qualcuno avrebbe fatto parte di unabile strategia comunicativa. In realtà il presidente del Consiglio, consultatosi con i suoi più stretti collaboratori tra cui Fabrizio Cicchitto, si è convinto di non poter mancare al convegno e ha deciso di stringere i denti. Il premier per mezzora ha lasciato Giulio Tremonti sulla sedia che la sera prima era occupata da Prodi, con il compito, pienamente riuscito, di ridestare le simpatie degli imprenditori nei confronti del governo. Poi, partito da Milano in elicottero, è entrato in sala alle 12,20. Claudicante, ha chiamato lapplauso per sé, riservandosi i riflettori per laffondo finale. Un uragano che tra i suoi alleati ha fatto scattare il plauso di Gianfranco Fini - «lintervento di Berlusconi? Un momento di verità» - ma anche il rigoroso no-comment di Pier Ferdinando Casini.
Superato brillantemente il difficile tornante veneto e ripreso saldamente in mano il timone, ora il premier punta a spostare lattenzione verso il futuro, enfatizzando le proposte per la prossima legislatura. Già a Vicenza il premier ha ricordato che il governo, in caso di vittoria, renderà obbligatorio il versamento dellIva soltanto dopo aver ricevuto la fattura. Una misura che ha fatto breccia nei cuori dei piccoli imprenditori, così come laliquota triennale unica del 5% per i giovani che vogliono avviare una attività imprenditoriale. Ora si continuerà su questa falsariga, battendo con forza sul tasto delloccupazione. «Noi siamo in grado di garantire per la prossima legislatura un altro milione di posti di lavoro, per arrivare alla piena occupazione» ha dichiarato Berlusconi a «Superpartes» (su Canale 5). «Credo che la sinistra debba essere guardata per quello che è, una sinistra di sfasciavetrine e di super-tassatori, che usa come regola la menzogna, la falsità, linsulto e la calunnia continuativa.
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