Vicesindaco, Rosy Mauro si toglie dalla rosa: «Non sarò io, quel che faccio basta e avanza»

Era seduta in prima fila, tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il ministro e «colonnello» del Pdl Ignazio La Russa. L’arrivo ieri mattina a Palazzo Marino della vicepresidente della Camera Rosy Mauro, che nelle ultime settimane è stata citata spesso come papabile vicesindaco della Lega nel Moratti bis, ha riaperto subito la discussione. Solo una rappresentanza a livello nazionale del Carroccio o il primo passo per il ritorno al Comune di Milano, dove è già stata consigliera durante la giunta di Formentini e dove potrebbe diventare il primo vice lumbard? «Onestamente, ho già abbastanza da fare così, basta e avanza» assicura la Mauro mettendo a tacere le voci. Nessuna aspirazione da vicesindaco? «É una voce, e assolutamente non vera. Ma ancora non si sa chi sarà il numero due».
I coordinatori di Lega e Pdl invece stanno chiudendo gli ultimi dettagli del programma elettorale con il sindaco, anche oggi si riuniranno per il rituale incontro del lunedì a casa Moratti e forse verrà sciolto il tema rimasto in sospeso dei servizi sociali, oggi assegnati secondo il Carroccio in modo troppo sproporzionato a favore degli immigrati. La proposta per l’assegnazione delle case popolari è di introdurre il tetto dei 10 anni di residenza o 5 di lavoro regolare senza aver commesso reati. La Moratti ha chiesto un giudizio all’avvocatura comunale, per non incorrere nei ricorsi.
E al tavolo dovrebbe essere affrontato anche il nodo delle liste, visto che dopo lo strappo della Destra di Francesco Storace (che ha dichiarato l’appoggio al candidato sindaco Alberto Torregiani) le diplomazie del Pdl stanno lavorando per ricucire. «Auspichiamo che la Destra ci ripensi e voglia sostenere la Moratti dal primo turno per battere le sinistre - ha dichiarato ieri anche Fabio Sabbatani Schiuma, componente del «Movimento per l’Italia con Daniela Santanchè».

«Siamo convinti - ha aggiunto - che Storace non voglia pretendere l’esclusione della Fiamma Tricolore dalla coalizione di centrodestra, finirebbe per comportarsi come Gianfranco Fini, il quale con i suoi veti, definiti “odiosi” da Storace stesso, fece saltare l’alleanza proprio tra La Destra e il Pdl alle ultime elezioni politiche».

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