Video e nastri chiusi in cassaforte «Ma non c’è nulla di scabroso»

nostro inviato a Bari

Due registrazioni audio e un paio di spezzoni video: ecco le «prove» della presenza a Palazzo Grazioli di Patrizia D’Addario. A produrle, proprio la 42enne barese che ha raccontato al Corriere e al pm barese Giuseppe Scelsi, di essere stata «invitata» da un imprenditore del capoluogo pugliese a Roma, per partecipare in due occasioni a feste organizzate a Palazzo Grazioli, residenza del premier.
Per la prima visita avrebbe ottenuto dall’amico barese un cachet di mille euro, saliti a duemila nella seconda occasione, in cui si sarebbe fermata per la notte. Non conterrebbero nulla di scabroso, quei file, ma sarebbero elementi utili a localizzare la D’Addario nel palazzo romano, insieme al presidente del Consiglio. Il pm barese ne ha ordinato la chiusura in cassaforte senza nemmeno chiedere agli investigatori del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di sbobinare i nastri o di mettere a verbale ciò che si vede nei filmati, in modo da prevenire fughe di notizie istituzionali. Se finissero sui giornali, a «spifferarli» quindi potrebbe essere stata solo la loro autrice.
Anche i verbali delle altre ragazze che avrebbero partecipato ai festini sull’asse Bari-Roma sono stati secretati. Ora il lavoro degli inquirenti è concentrato sul riscontro di spese e fatture di alberghi e voli, per capire se l’imprenditore al centro del «giro di ragazze», e quello che pagava le spese delle trasferte e i «cachet» è, come si sospetta, Gianpaolo Tarantini. Titolare insieme al fratello Claudio di una società di protesi ortopediche, e con il fratello indagato per corruzione nell’ambito del filone principale dell’inchiesta. Si cerca di far luce sulla possibilità che le ragazze servissero come improprie «facilitatrici d’affari» per la Tecno Hospital, la società dei Tarantini, che potrebbero secondo la procura aver utilizzato anche con altri politici e personaggi influenti lo stesso «sistema».
Non parla, preferendo non commentare, il diretto interessato, che però poco tempo fa aveva cambiato avvocato. Revocando l’incarico assegnato a Mario Russo Frattasi che alle ultime elezioni era candidato sindaco per l’Udc e che dopo la bocciatura al primo turno ha suggellato il discusso apparentamento della lista centrista con il Pd, sostenendo così Emiliano, appena una settimana fa.
Intanto non si fermano i sospetti per la tempistica della scossa. Il ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto, nella cui lista «la Puglia prima di tutto» era candidata la D’Addario, rilancia la teoria del complotto. Sottolineando la precisione da orologio svizzero tra l’annuncio della «scossa» da parte di Massimo D’Alema, la fuga di notizie dell’inchiesta sui festini e la quantità di foto che ritraggono Berlusconi all’hotel Palace di Bari e che contengono, nell’inquadratura, Patrizia «Coca» D’Addario che pure sostiene di essere stata praticamente «messa alla porta» proprio in quell’occasione. Istantanee che poi la stessa donna, prima di «confidarsi» con il Corriere della Sera, aveva provveduto a raccogliere, passando personalmente da varie agenzie fotografiche. Fitto ricorda anche il passato da pubblico ministero del primo cittadino in carica, Michele Emiliano, «che si ritrova oggi sindaco uscente e segretario regionale del Pd casualmente dopo aver indagato in passato in diverse inchieste su esponenti di rilievo di quello che poco dopo sarebbe diventato il suo partito».

Il tutto, conclude l’ex presidente della Regione Puglia, a pochi giorni da un delicatissimo ballottaggio tra Emiliano e Simeone di Cagno Abbrescia il cui esito e più che mai incerto. Quanto alla D’Addario, la donna sarebbe ora assistita da un’avvocato, nota a Bari anche perché fondatrice di una apprezzata onlus impegnata nel combattere lo sfruttamento della prostituzione.

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