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Il videogame della settimana: "Dead Island: Riptide"

Basta far girare, in una consolle, dei non viventi che camminano per scatenare, nell’utente, istinti omicidi. Sempre che di omicidio si possa parlare trattandosi di trapassati

Il videogame della settimana: "Dead Island: Riptide"

Gli zombie, filone fortunato sia dal punto di vista cinematografico, sia nel mondo dei videogame. Chissà come mai, poi. Sarà un modo di esorcizzare la morte o una rivincita preventiva contro di essa. E’ certo, però, che basta far girare, in una consolle, dei non viventi che camminano per scatenare, nell’utente, istinti omicidi. Sempre che di omicidio si possa parlare trattandosi di trapassati.

Sia come sia, piacciono i giochi dove si deve interagire con i «fu»; chiedere agli appassionati di Call of Duty, giusto per non staccare molto dall’attualità. Del resto, viste le loro peculiarità, sembrano gli avversari perfetti anche per chi non è così bravo con i controller. Lenti, privi di intelligenza, votati al massacro: difficile fare cilecca con loro. Se, dunque, amate dare una buona ripulita alla nostra terra da queste creature particolari ecco che il nuovo Dead Island: Riptide (sviluppato da Techland, prodotto da Deep Silver e distribuito da Koch Media) sembra fatto apposta per voi. Dopo il successo del precedente Dead Island, ecco il sequel atteso che porta in dote la sua buona dose di morti viventi destinata a «infestare» i pomeriggi non solo dei giovani ma anche di chi gli «anta» li ha già superati da qualche tempo.

La sequenza iniziale vi porta là dove ci aveva lasciato l’episodio precedente. Il gruppo di eroi (con l’aggiunta di un nuovo personaggio) è a bordo di un elicottero, in fuga dalla infestata isola di Banoi. Atterrano su una portaerei militare e subito vengono imprigionati per essere studiati e senza buone maniere. Sono immuni al virus e qualcosa vorrà dire per debellare la minaccia. Il problema è che il gruppo è portatore sano della malattia che, infatti, rapidamente si diffonde sulla nave. Gli zombie, insomma, non si fanno attendere. Finito sull’isola di Palanai, il gruppo di protagonisti scopre che il virus, qui, ha fatto più danni che a Banoi. Preparatevi a combattere tenendo conto che l’avventura proseguirà allo stesso modo indipendentemente da chi deciderete di impersonare.

Non stiamo a sottilizzare sulla trama. In fondo, non è che uno compri un simile titolo per sapere come va a finire. Ciò che conta è perlustrare (il territorio è molto esteso) e far ritornare nella tomba i non morti. Rispetto agli altri fps, qui avrete spesso a che fare con armi da taglio, efficaci per stroncare sul nascere le velleità dei nostri avversari (ma nei combattimenti corpo a corpo la visuale in prima persona può essere limitante nella precisione dei colpi); anche se una buona mazza da baseball, in alcuni casi, non è da disdegnare. Se poi, girovagando sull’isola, trovate dei progetti, ecco che potrete potenziare le vostre armi tramite dei banchi di lavoro. Oltretutto, i nemici non sono fatti in copia. Variano a seconda dell’efficacia del virus: potrebbero essere lentissimi ma anche veloci e con attacchi differenti. Per quanto concerne il multiplayer è interessante la segnalazione della presenza di un altro giocatore nelle vicinanze permettendovi così di unirvi a lui nella sua partita. La parte grafica ha pro e contro mentre la longevità è certamente garantita (grazie anche alle numerose quest proposte pur se poco allettanti).

In sostanza, per gli amanti del genere che non hanno troppe pretese, un buon titolo da collezionare.

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