Vienna Ogni volta che il Dalai Lama, leader spirituale in esilio in India dei buddhisti tibetani, viaggia allestero si pone per i governi la questione di come riceverlo. Anzi, «se» riceverlo. Perché il governo della Cina, di cui il Tibet è dal 1959 suo malgrado una provincia, fa chiaramente intendere che chi si azzarda a ricevere con i crismi dellufficialità il Dalai Lama andrà incontro a ritorsioni, solitamente di tipo commerciale. Classico il caso della Norvegia, che si permise di premiarlo con il Nobel per la Pace. Altrettanto noto il caso dellultima visita a Washington, nel corso della quale Obama accolse sì lospite tibetano alla Casa Bianca, ma con un protocollo palesemente di seconda serie, in modo da non irritare Pechino. Ben altrimenti si era comportato il suo predecessore George W. Bush, che lo aveva anche insignito di unalta onorificenza americana. Qualcosa di simile ha fatto ieri il Cancelliere austriaco Werner Faymann, che ha ricevuto il Dalai Lama nonostante lambasciatore cinese a Vienna gli avesse chiesto di «non offrire una piattaforma alle tendenze separatiste» del leader tibetano per non minacciare le relazioni tra Austria e Cina.
Faymann non si è lasciato intimidire: dopo aver ricordato che «sono io lunico responsabile della mia agenda»ha invitato a pranzo il Dalai Lama e ha detto che il loro incontro è un «segnale politico chiaro, per i diritti umani, la non violenza, il dialogo e contro loppressione». Allincontro ha partecipato anche il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schoenborn.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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