«Vigilantes in Ripamonti per difendersi dai rom»

Residenti e negozianti esasperati da spaccio, prostituzione e furti: «Basta con le tendopoli, faremo una fiaccolata fino in piazza Scala»

Quelli che non vogliono i rom sono quelli che per difendere abitazioni e negozi sono pronti ad assoldare vigilantes. Milanesi che non ce la fanno più a sopravvivere in via Ripamonti, zona Vigentina: quattro campi abusivi in un raggio di neppure due chilometri, tredici furti nell’ultima settimana e pure spaccio e prostituzione, anche minorile.
Fotografia fuori dalle quattro mura domestiche che si declina nella paura ma pure nella rabbia. Quella collera che esplode in un dancing di periferia, dove commercianti e residenti si danno convegno per decidere le strategie: millecinquecento e passa cittadini pronti, dicono, a staccarsi da Milano se servirebbe a qualcosa. «Gesto estremo, scelta politica di chi non ha più nulla da perdere perché giorno dopo giorno s’è visto rubare tutto, tranne la rabbia» urla Franco Calabrese, presidente di Ascovigentino. Che snocciola i dati salienti delle ultime rapine: storie di microcriminalità che spingono via Ripamonti a cessare di vivere dopo le diciannove e trenta «Ci si tappa in casa, scatta il coprifuoco e le strade restano in mano ai deliquenti che non temono un bel niente. Già, sanno che la nuovissima caserma dei carabinieri è senza alloggi di servizio e che, quindi, non c’è traccia di autorità pubblica» aggiunge il presidente dell’associazione dei commercianti della zona.
Motivo più che sufficiente, secondo Ascovigentina, per chiamare pattuglie di vigilantes al servizio dei centomila e più residenti: «Soluzione estrema perché manca la risposta del Comune di Milano e della altre istituzioni chiamate in causa». Presenza «non di troppo» secondo Gianfranco De Nicola (An): «Vigilantes che sono l’unica pronta risposta al problema a quel dato di fatto che solo l’irresponsabilità del centrosinistra considera marginale se non, addirittura, di troppo».
Ma c’è anche un’altra risposta: la fiaccolata da via Ripamonti sino a piazza della Scala. Quando? «Tra una settimana, dieci giorni al massimo» confidano i pasdaran della rivolta. La risposta dell’assemblea? Adesione corale all’offerta perché «siamo arrabiati...», perché «vivere in via Ripamonti è diventato un dramma», perché «le Istituzioni non ci difendono». Leit motiv di due ore non di sfogatoio bensì di dissenso contro il degrado della zona: «Che un altro eventuale campo potrebbe facilmente incrementare, visto che in zona già ce ne sono quattro abusivi per mille rom di troppo» nota Davide Boni (Lega).
Racconti di lamentele, con quelli del presidio anti-rom di Opera che si conquistano gli applausi e con Davide Boni (Lega) che s’impegna a sostenere «moralmente ed eticamente tutti quelli pronti a manifestare in piazza. Anche i carabinieri della neo-caserma che, sorpresa, non hanno pure a disposizione una cucina. Dettaglio facilmente superabile con il baretto all’angolo.

Particolare di un quadro a tinte fosche, con un quartiere in rivolta nel nome della convivenza civile. Rivolta affidando la difesa a sceriffi: «E non è un film ma la sola possibilità per non perdere tutto quel poco che ci resta oltre la vita».

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