La vignetta di Krancic

Rimango stupito dinnanzi all'articolo scritto dall'Ill.mo studioso Luca Beatrice e pubblicato sul Giornale del 15 luglio, relativo alla notizia del rinvenimento di un quadro a firma di Adolf Hitler. Non tanto per il taglio a parer mio scarsamente argomentato, piuttosto per la balistica insita nelle sue parole. È sembrato infatti che Beatrice abbia voluto trattare l'argomento con affermazioni che di molto si allontanano dal dovere giornalistico di una cronaca verosimile. Innanzi tutto il sottotitolo «un critico d'arte scopre un nuovo quadro del Führer e lo spaccia per un capolavoro» mi sembra stonato per un prosatore d'arte, poiché non ho mai spacciato il detto acquerello per un capolavoro, bensì mi sono limitato a registrare un ritrovamento esprimendo una buona valutazione limitatamente allo stile artistico utilizzato. Allo stesso modo parlare di un mio «malcelato orgoglio» per la scoperta del manufatto è un voler romanzare la notizia laddove invece si è in presenza di un mero acquerello dall'esclusivo valore storico-artistico. Per concludere, vorrei segnalare un grave errore di ipotesi interpretativa del critico d'arte e giornalista Beatrice (quando si ignora un argomento sarebbe opportuno non pronunciarsi): egli definisce il paesaggio urbano di Hitler «probabilmente viennese» laddove l'acquerello raffigura la celebre birreria Hofbräuhaus sita a Monaco e non a Vienna.


È curioso sentirsi appellare «pare esperto di Caravaggio e rinascimento (sic)» da un Beatrice che a proposito di un quadro di Artemisia Gentileschi raffigurante Danae e la pioggia d'oro tirò fuori il meticcio titolo Danae e il cigno… ma questa è un'altra storia.

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