Vigorelli requisito dal prefetto per la preghiera islamica di domani

L'ordine prefettizio è arrivato all'assessore Terzi: decisione presa per "motivi di ordine pubblico". Domani impianto requisito dalle 12.30 alle 15.30. L'assessore regionale Boni scrive a Lombardi: "Inizi a mettere i paletti"

Vigorelli requisito dal prefetto per la preghiera islamica di domani

La preghiera islamica del venerdì si farà domani al Vigorelli. Nessn dubbio. Tanto che il prefetto Gianvalerio Lombardi ha requisito il velodromo. L'ordine prefettizio è arrivato poco dopo mezzogiorno a palazzo Marino, indirizzato e consegnato nelle mani dell’assessore allo Sport e Eventi Giovanni Terzi: decisione presa «per motivi di ordine pubblico». L’impianto sarà occupato «domani per tre ore, dalle 12 e trenta alle 15 e trenta - spiega Terzi leggendo il documento prefettizio - per la preghiera degli islamici». Terzi aggiunge: «La vera vittoria è che il Prefetto ha anche deciso di convocare un tavolo tecnico la settimana prossima per definire il programma futuro», riferendosi alle eventuali prossime sedi in cui gli islamici potranno radunarsi in preghiera dopo l’abbandono di viale Jenner.

Boni (Lega): il prefetto metta i paletti «Ogni ora che passa il quadro politico, scatenatosi attorno alla questione di Viale Jenner, si delinea in maniera sempre più netta: prima Forza Italia, poi il Comune di Milano, poi la provincia di Milano con Penati e Caputo, successivamente la presidente del Pd della zona di Affori, dichiarano tutti all’unisono che 'non si trova un posto per lo spostamento'. Un fatto incredibile, a onor del vero. È bastato che un ministro dell' Interno, un assessore all’urbanistica regionale, dello stesso partito, e Lei stesso ascoltassero vent’anni di racconti di ’invivibilità’ dei cittadini di viale Jenner, che finalmente si sono posti i criteri per lo spostamento del centro islamico. Un primo risultato penso sia stato raggiunto». È quanto si legge in una lettera aperta dell’assessore regionale al Territorio, Davide Boni, al prefetto Lombardi. «Da quel venerdì, giorno del nostro incontro - prosegue Boni - che io ho definito storico, tutti hanno faticosamente cercato di saltare sul carro del ’vincitorè. Destra o sinistra poco importa: l’importante era tentare di scavalcare il partito che io e il Ministro rappresentiamo. Immagino ricordi anche Lei, Eccellenza, i toni di coloro, che dicevano ’era orà o ’ci avevamo pensato anche noì, mentre altri aggiungevano ’bravi, bravì e alcuni, per lo più di sinistra, commentavano il fatto parlando del ’ripensamentò della Lega Nord. Un fiume di inchiostro e parole. Tutti i giorni qualcuno sulla carta stampata tentava di mettersi la medaglia da vincitore. Questo senza che quello che abbiamo iniziato tra mille fatiche si sia mai interrotto. Da assessore mi sono trovato, grazie anche al lavoro della mia direzione, a fornire incessantemente fotografie e mappe di luoghi, con criteri particolari, che potessero ospitare il trasferimento del centro. Luoghi compatibili, si intende, perché a decidere non spetta certo né a me né alla Regione Lombardia, né tanto meno al partito che rappresento».

Per Boni «il punto, come peraltro avrà avuto modo di notare, è che nessuna delle istituzioni ha avuto il coraggio di definire un luogo. Troppo semplice scaricare ogni responsabilità sul prefetto e, di conseguenza, sul Ministro Maroni e sulla sua parte politica. Perché anche sull’individuazione di una struttura temporanea, destinata alla preghiera, tutti sono stati solo capaci di filosofeggiare. Ma come? Prima, quando la comunità islamica pregava in Viale Jenner, tutte le istituzioni si davano da fare per indicare soluzioni e oggi che sta chiudendo (per la felicità, che è quella che mi preme, dei cittadini), tutti a dire che non c’è nessun posto? La verità è che finalmente è caduto questo velo di ipocrisia. Sua Eccellenza, nessun cittadino milanese o lombardo che sia, desidera convivere con situazioni come queste. E noi non possiamo certo biasimarli. È impensabile che, in assenza di patti chiari e totale trasparenza, ripeto totale, si possa chiedere ai cittadini di portare sotto casa qualcosa e qualcuno che non si sa come la pensa.

Per questo che, analizzando la vicenda dal punto di vista dei residenti, condivido la presa di posizione di chi vive nella zona del Vigorelli, di Affori, di Rubattino ed ancora di più degli abitanti di Viale Jenner. Il problema c’è e va risolto, iniziando a mettere i paletti, altrimenti il dialogo non è possibile. Le regole dobbiamo però dettarle noi: nessun ricatto e nessuna falsa ipocrisia».

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