«A Fanzolo, villa del Trivigiano, discosto da Castelfranco tre miglia, è la fabrica del magnifico signor Leonardo Emo». Così Andrea Palladio introduce il proprio progetto della Villa Emo nel celebre trattato I quattro libri dellarchitettura, edito per la prima volta a Venezia nel 1570.
Tra i numerosi progetti palladiani di ville per la terraferma veneziana, quello per Villa Emo si distingue per vari motivi. Interamente di mano del grande architetto, lo stato attuale risponde esattamente al progetto, inciso su legno e pubblicato nei Quattro libri. Inoltre, la villa è rimasta nelle mani della stessa famiglia, gli Emo Capodilista, per quasi 450 anni, fino al 2005, quando è stata acquistata (per 17 milioni di euro) da una banca, il Credito Trevigiano, che adesso ne ha fatto la propria sede di rappresentanza e operativa. In questo modo essa ha ottenuto molteplici risultati virtuosi: un importante investimento immobiliare, da cui ha ricavato la sede, oltre a un prestigioso biglietto da visita. Lapertura regolare della villa al pubblico rende poi accessibile il capolavoro palladiano, magnificamente affrescato nei saloni del piano nobile da Giovanni Battista Zelotti, collaboratore e seguace di Veronese, e dello splendido giardino allitaliana.
Ma soprattutto si scongiura il pericolo, profilatosi negli anni passati, che i terreni circostanti la villa fossero acquistati da cavatori di ghiaia, con il rischio di un completo stravolgimento ambientale. Più che la villa vera e propria, che era stata conservata in ottime condizioni dai precedenti proprietari, la ristrutturazione ha interessato la contigua fattoria, il cui progetto - esso pure illustre - viene ascritto allarchitetto ticinese Francesco Muttoni, operante tra XVII e XVIII secolo. Il delicato restauro, avviato due anni fa, è stato affidato allarchitetto veneziano Alberto Torsello il quale, sotto il controllo della Soprintendenza, ne ha fatto un intervento da manuale, nel segno ideale dellinsegnamento di un grande maestro come Carlo Scarpa.
Comè noto la fortuna delle ville venete risale allinizio del Cinquecento quando, con la caduta di Costantinopoli in mano ai turchi e lo spostamento oltreoceano delle principali rotte commerciali, alla nobiltà veneziana si imposero nuovi campi di investimento, che furono individuati nella bonifica e nella coltivazione razionale dei territori dellentroterra veneto. Limpianto di Villa Emo, con lo scenografico viale ortogonale allasse delledificio, in direzione dellantica via Postumia, costituisce un esempio illuminante, quasi un programma di questa nuova politica.
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