"Riandavo col pensiero a tutti i ricordi della nostra vita comune, dal primo giorno che ti ho visto a Serebryany Bor ... al giorno che sei partita a piedi e io ti ho accompagnato fino alla grande strada attraverso la foresta e sono rimasto tanto tempo fermo per vederti allontanare tutta sola, col tuo carico da viandante, per la grande strada, verso il mondo grande e terribile. Ho molto pensato a te, che sei entrata nella mia vita e mi hai dato l'amore che mi era sempre mancato". In una delle lettere più intime e personali, Antonio Gramsci si rivolge a Julia Schucht, compagna di vita, madre dei suoi due figli. Sono passati un paio d'anni dal loro incontro ed è lui stesso a ricordare il luogo in cui i due si sono visti la prima volta: Serebryany Bor, villaggio di case in legno lungo un'ansa della Moscova, dove si aprono le più belle spiagge sul grande fiume e una fitta macchia alberata circonda piccoli corsi d'acqua, un lago di un blu profondissimo e la strada per Mosca, a poco più di una decina di chilometri di distanza. Per Gramsci e generazioni di russi è un luogo fatato, anche il significato del nome lo racconta: (...)Serebryany Bor (...)è "il bosco d'argento" e la leggenda vuole che a coniare il toponimo sia stata la grande imperatrice Caterina, ammirata dalla bellezza del paesaggio. Il rivoluzionario italiano ricorderà sempre le settimane e i mesi trascorsi nella pace idilliaca del villaggio.
Da allora, però, è passato un secolo e per i russi di oggi Serebryany Bor sta acquistando un altro significato: addio alle poche famiglie contadine, ai molti intellettuali che nel corso dei decenni avevano colonizzato il piccolo centro, via libera ad oligarchi e pezzi grossi dell'autocrazia putiniana. Con un cortocircuito che certo sorprenderebbe il rivoluzionario Gramsci, il paese è diventato la Portofino di Russia, la località dove i prezzi immobiliari sono i più alti del Paese, ancora più che sulla Rublyovka, il quartiere residenziale moscovita dei ricchi e potenti del regime. Gli affari immobiliari si misurano in dollari ed euro, le cronache riferiscono di piccole tenute passate di mano per decine di milioni. Le quotazioni al metro quadrato superano quelle di Manhattan, commentano un po' stupiti i giornali.
Dagli anni Trenta del secolo scorso, quando fu scavato un canale che taglia il corso della Moscova, Serebryany Bor è diventata un'isola e per raggiungerla c'è un unico ponte dove è stato piazzato un posto fisso della polizia. I turisti della domenica possono entrare a piedi o in bicicletta e inoltrarsi lungo le strade bianche, solo chi ha il pass può proseguire in macchina e raggiungere il villaggio o le ville isolate.
Nulla di nuovo, il "bosco d'argento" è sempre stato un posto per pochi. Nel '600 a scoprirlo fu, a quanto pare, lo zar Alessio, e a lungo la grande pianura alluvionale fu usata per pascolare i cavalli della famiglia imperiale. Nell'Ottocento prima l'aristocrazia e poi i grandi commercianti iniziarono a farsi costruire splendide dacie in legno, le più belle rimaste sono quasi tutte in stile art nouveau. Con le case vennero inaugurati alcuni sanatori di lusso, per ospitare i giovani nobili desiderosi di riposo e aria buona a un passo dalla città.
Dopo la rivoluzione tutto viene sequestrato dai bolscevichi e Gramsci ci capita nel corso del 1922, quando arriva a Mosca per partecipare ai lavori dell'Internazionale Comunista. Le tensioni con i russi, soprattutto sul rapporto con i socialisti, sono fortissime, i ritmi delle riunioni politiche serrati. In estate l'intellettuale italiano ha un crollo psico-fisico, e una riunione dell'esecutivo del Comintern viene dedicata al suo stato di salute. I compagni sovietici gli consigliano proprio Serebryany Bor e lui si trasferisce per qualche mese, prima in una dacia, poi in un sanatorio. Qui conosce Evgenia Schucht, anche lei ricoverata , la sorella di Julia. Il padre è un rivoluzionario a lungo esule all'estero, loro sono vissute a lungo in Francia e poi a Roma; la possibilità di parlare in italiano facilita il rapporto. Gramsci si rimette ma continua a mantenere i legami con Serebryany Bor e le sorelle Schucht. Nel lungo periodo moscovita i suoi punti di riferimento diventano due: l'albergo Lux, dove vivono quasi tutti i rivoluzionari arrivati da mezza Europa, e, appunto, il "bosco d'argento", dove va per i periodi di riposo, trascorre feste come il Natale del 1922, uno dei più felici della sua vita, e stringe definitivamente il rapporto con Julia. Alla sua morte, dopo il lungo periodo in prigione, sarà un'altra sorella Schucht, Tatiana, a salvare i suoi libri e i Quaderni del carcere, destinati a rappresentare l'eredità del rivoluzionario e intellettuale italiano.
Nel frattempo Serebryany Bor ha cambiato volto. Il governo comunista ha creato un ente pubblico, il Mosdachtrest, che ha l'incarico di distribuire ai cittadini più meritevoli le tanto ambite dacie della località. Il risultato sembra un libro di Orwell, perché i più meritevoli sono quasi sempre i capi bolscevichi. Una delle case più belle viene assegnata a Lavrentij Beria, capo dell'Nkvd (più tardi Kgb) e, si scoprirà più tardi, maniaco sessuale che nella sua casa nel centro di Mosca attira giovani anche minorenni per violentarle e ucciderle. Un'altra dacia va al maresciallo Michail Tukhachevsky, il "Napoleone Rosso", uno dei più alti ufficiali dell'esercito imperiale a passare con i comunisti, fino ad arrivare alla testa delle forze armate bolsceviche; un'altra ancora a Lazar Kaganovich, braccio destro di Stalin. In molti i casi l'assegnazione delle ville è solo provvisoria. A svuotarle degli assegnatari ci pensa proprio Stalin con le sue periodiche purghe. Una delle strade del paesino si guadagna il triste nome di "viale delle fucilazioni": un po' alla volta tutti i residenti finiscono davanti al plotone di esecuzione.
Forse anche per questo Serebryany diventa il paradiso degli intellettuali: ospita gli attori del Teatro d'arte di Mosca, del Teatro Majakovskij, ballerine come Maia Plisetskaïa sono di casa, ai più grandi registi russi viene concessa qui un'abitazione. Quando torna dall'esilio Alexander Solgenitsyn l'allora presidente Boris Eltsin gli affida un appartamento nel centro di Mosca e l'ex dacia di Kaganovic a Serebryany, che diventa il centro dell'attività pubblica dell'intellettuale russo.
Le cose, però, cambiano ancora dopo la perestrojka. Vladimir Evtushenkov, ex collaboratore del sindaco di Mosca Jurij Luzhkov, lascia l'incarico pubblico e si mette in proprio: approfitta di una leggina sulle privatizzazioni che consente di acquistare beni pubblici a valori irrisori o quasi. A un prezzo di favore entra con il 20% in Mosdachtrest, la società che gestisce buona parte delle case di Serebryany. Il socio di maggioranza resta il comune, ma sembra voltarsi dall'altra parte: un po' alla volta Evtushenkov diventa il padrone di tutto. Con le buone (o le cattive, come nel caso della lite con la famiglia di uno dei più famosi piloti della Seconda guerra mondiale, finita in tribunale) butta fuori intellettuali e vecchi assegnatari per vendere le case con guadagni d'eccezione. Oggi è miliardario e a Serebryany ci sono solo "siloviki", membri delle forze di sicurezza vicini a Putin, oligarchi con patrimoni monstre e star del regime come cantanti e presentatori tv. Tra i primi ci sono Nikolai Patrushev, membro del consiglio di sicurezza, considerato uno dei falchi dell'autocrazia russa, suo figlio Dmitri, vice-premier, e il fratello. Tra i manager il più famoso è Vagit Alekperov, fondatore di Lukoil, con una schiera di top manager. A Serebryany Bor ha casa anche Alexander Ovechkin, uno dei più famosi hockeisti russi di tutti i tempi.
Da anni gioca in America per i Washington Capitals ed è diventato amico di Trump. Grazie ai suoi buoni uffici il tycoon Usa e Putin, nel loro incontro di qualche mese fa, si sono ripromessi di organizzare una grande sfida tra le nazionali di Russia e Usa. L'ombra di Gramsci è davvero lontana.