Villepin dice no all’Enel «Avanti con Suez-Gdf»

Ma i sindacati non ne vogliono sapere e anche il governo di Parigi è diviso

da Milano

Il primo ministro francese Dominique de Villepin non ne vuol sapere di una soluzione negoziata con l’Italia sulla questione Enel-Suez: all’offerta di una trattativa amichevole avanzata giovedì dal ministro Bersani risponde che la fusione Suez-Gaz de France «andrà avanti». Ed entro giugno de Villepin è deciso a presentare il progetto di legge che renda possibile allo Stato francese scendere sotto il 70% in Gdf, a quel 34% a cui arriverebbe se ci fosse la fusione con Suez. Ma proprio su questa partita de Villepin rischia di rimanere isolato: l’opposizione, metà della maggioranza e, soprattutto, i sindacati, sono contrari alla privatizzazione di Gdf. Questi ultimi accusano: «Ancora una volta Villepin decide da solo». E, senza privatizzazione, niente fusione Suez-Gdf. La partita si gioca quindi tutta a livello politico, con il presidente del Consiglio, Romano Prodi, che martedì a Parigi dovrà sciogliere la diffidenza dei francesi e fare leva sulle divisioni del governo d’Oltralpe per cercare un accordo. Ed effettivamente la spaccatura che si è creata nell’esecutivo francese, con Chirac e Sarkozy più possibilisti, potrebbe creare il clima favorevole alla ricerca di una via d’uscita che non penalizzi Suez e che permetta all’Enel di diventare uno dei tre-quattro grandi gruppi Ue dell’energia.
Ambienti del settore sottolineano infatti che non solo si creerebbero sinergie nei Paesi dell’Est dove Enel ed Electrabel non registrano sovrapposizioni, ma che il livello del management belga porterebbe a una fusione senza perdenti: Electrabel è già presente e ha conoscenze consolidate nel nucleare (in cui Enel sta rientrando ora) e ha bilanci di tutto rispetto. Per il momento l’Enel resta alla finestra, ma sul tappeto potrebbero essere buttate alcune soluzioni: un prezzo «interessante» per Electrabel (a seconda delle fonti potrebbe valere tra i 23 e i 25 miliardi di euro), tale da invogliare Suez a cedere la sua controllata belga, fare cassa e crescere nei suoi settori tradizionali dell’acqua e dell’ambiente, oppure una condivisione del controllo di Electrabel condita dal pagamento per la quota che verrebbe ceduta a Enel.
L’ipotesi di un’Opa su Suez al momento sembra tramontata: se il governo italiano vuole tornare ai vecchi «amori europei» con la Francia, le scalate ostili sono da mettere nel dimenticatoio.

Sempre che i francesi mettano nel dimenticatoio il nazionalismo economico. «Siamo interessati a una forte collaborazione con la Francia, abbiamo tolto il tetto del 2% alle partecipazioni e quindi non abbiamo più problemi di questo tipo» ha detto ieri il ministro Bersani.\

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