Vince la scuola della severità: in 48 ore 500 note disciplinari

Sarà che la sbornia estiva forse non è stata smaltita del tutto, certo è che gli studenti appena rientrati in classe hanno ancora tanta voglia di scherzare. Più di qualcuno è andato giù duro e - a dopo due giorni dalla prima campanella nelle superiori e a una settimana dalla ripresa delle lezioni nelle scuole medie - i registri di classe già si sono riempiti di note disciplinari. Un boom senza precedenti a giudicare da un rapido monitoraggio tra i più cliccati siti studenteschi informatissimi anche su questo fronte particolarmente goliardico. Risultato della contabilità «pierinesca»: dopo il «pronti, via» circa 500 alunni sono subito finiti nel mirino dei professori per effetto delle loro (degli alunni, non dei professori...) «inqualificabili intemperanze». «Inqualificabili» fino a un certo punto, visto che spesso e volentieri i docenti si dilungano in dettagliate descrizioni. Con effetti decisamente esilaranti. Come testimonia la documentazione (aggiornata in tempo reale) messa in rete dal sito Scuolazoo. Ma - risvolti ridanciani a parte - va sottolineato come la materia inerente alle «sanzioni disciplinari» sia diventata, da almeno due anni, uno degli aspetti qualificanti del nuovo corso scolastico del ministro Gelmini. Parola d’ordine: più severità. Dai criteri di valutazione sul fronte dell’apprendimento didattico al rigore circa la formulazione del voto di condotta. Insomma, un ritorno all’antico; lì dove per «antico» si intenda soprattutto il fondamentale rispetto della figura dell’insegnante da parte degli studenti. Un principio di autorità (e di autorevolezza) che decenni di malinteso rapporto «paritario» tra professori e allievi ha contribuito a mettere sotto i piedi. Ragazzi che danno del «tu» al proprio insegnante, quest’ultimo che - invece di farsi rispettare in quanto educatore - tende a farsi accettare nel ruolo di «amico». Un sovvertimento di ruoli nel quale la classe docente ha responsabilità enormi. Imporsi come «docente preparato» è infatti molto più difficile (e faticoso) di accreditarsi come il «prof simpatico» che sta sempre «dalla parte dei ragazzi». Lo stesso che, ad esempio, fa il «complice» durante le gite scolastiche; ride di gusto alle battute di scherno; si dissocia dai colleghi che si rifiutano di farsi mettere i piedi in testa dagli studenti; chiude entrambi gli se qualcuno si fa uno spinello in classe - o, peggio - se lo fa anche lui. Il risultato di tutto questo sono gli avvilenti video che circolano su Youtbube, in cui si vedono decine e decine di docenti letteralmente umiliati da studenti a cui non sembra vero di poter, impunemente, abbassare i pantaloni al proprio insegnante o di avvolgergli la testa in un foglio di giornale.
Facile dare la colpa al solito ’68. La verità è molto più complessa. E scomoda. Perché coinvolge tutti, anche chi - come le famiglie degli studenti - non avrebbero mai dovuto prestarsi a questo gioco al massacro. E invece l’hanno fatto. Perché la scuola è sempre stata considerata un luogo con banchi, sedie, cattedre e lavagne. Ma senz’anima. Con tante - troppe - circolari. Ma senza cuore. E, soprattutto, senza educazione. Gli estratti di alcune delle note disciplinari che pubblichiamo di fianco - relativi a questo inizio di «stagione 2010-2011» - dimostrano come la strada verso il giusto contegno da tenere in aula sia ancora piena di buche.

Il saluto del ministro della Pubblica istruzione in occasione del nuovo anno scolastico è comunque confortante: «Vogliamo una scuola con due attori protagonisti: i professori e gli studenti». Possibilmente, fedeli ai rispettivi ruoli.

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