Vince lo Sri Lanka, in India è rivolta

Il Pakistan piange lo strangolamento del suo eroe, l’India la sconfitta della sua nazionale. Se non ci fossero un po’ troppi morti in questa storia, ci sarebbe da chiedersi per quale insano impulso uno si dovrebbe avvicinare al cricket. Ma Bob Woolmer, ct del Pakistan, l’hanno strangolato sette giorni fa in una stanza d’albergo, e Robert Kerr, ex presidente della federazione irlandese, è morto per infarto dopo averlo battuto al mondiale giamaicano. Si indaga come sui migliori set: Caraibi, 12º piano del Pegasus, nessun segno di effrazione e, ora, persino il sospetto dei riti voodoo. Giocatori indiziati e indignati mentre a Mumbai, cuore del cricket con stadi da centomila che oggi sono ricoperti da petali e ceri, gli appassionati chiedono giustizia e il corpo del coach. Ma Woolmer resta in Giamaica in attesa di esami, accertato lo strangolamento, non c’è traccia dello strangolatore. Woolmer stava scrivendo un libro sulla mafia che gestisce le scommesse nel cricket, la notizia era nota e forse era anche un buon pretesto per farlo fuori. Sarebbe stata una deflagrazione mille volte più potente della sconfitta pakistana contro i modestissimi irlandesi.
E in India sta andando in scena il secondo tempo di questo simpatico mondiale: migliaia di tifosi in piazza con i cerini in mano per incendiare i poster dei giocatori sconfitti dallo Sri Lanka, i ristoranti che frequentano, le loro case.

Bruciano New Delhi, Calcutta e Indore, mentre a Kingston la nazionale pachistana è partita senza il viceallenatore Asad Mustafa, e il preparatore atletico Murray Stevenson, loro restano lì con il corpo di Bob Woolmer, brutta storia.

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