Cortese, sorridente. Più rilassata che in consiglio comunale o in tv. Ma consapevole che la sua visita di cortesia avrebbe certo offerto l’occasione per fare il punto su un anno e mezzo di governo. Su alti e bassi del suo mandato. «Sono venuta perché ho molta stima della vostra redazione e perché fate un ottimo lavoro. Davvero - esordisce senza per questo cercare la benevolenza gratuita - Lo dico anche se ogni tanto mi fate arrabbiare. Ma è giusto così, il vostro è un lavoro prezioso». E allora ringraziamenti reciproci e via con il
fuoco di fila.
Senza sconti
Signora sindaco, l’accusa è
quella di parlare di tutto,
dell’alta politica e di non
pensare ai problemi reali.
«Perché tutto è collegato,
non si può vivere fuori dal
mondo. Ad esempio i grandi
temi, il nucleare. Io sono stata
la prima, da tempo, a
spingere perché Genova torni
a essere la guida del nucleare.
Che poi però non
vuol dire fare subito delle
centrali».
Ecco lì. Si fanno dei discorsi,
manon l’impianto. È come
l’inceneritore.
«Invece no. Qui partiamo.
Intanto abbiamo deciso che
non sarà un inceneritore
ma un gassificatore. A gennaio
partirà la gara pubblica.
Intanto aspettiamo le risposte
da una commissione
di saggi che ci dirà qual è
l’impianto ideale».
Ha già detto che sarà un
gassificatore. Sono saggi a
risposta obbligata?
«No, è che so già qualcosa
di come stanno procedendo
nelle valutazioni. Intanto
prima va fatto l’intermedio,
la separazione dei rifiuti,
sennò è inutile. Anche fare
più differenziata del poco
che si fa oggi non servirebbe,
sennò finirebbe tutto a
Scarpino comunque».
L’assessore Senesi lo sapeva
prima che iniziassero
che dovevano arrivare a
quella soluzione.
«Perché Senesi è un ingegnere,
esperto in materia».
Tutto fatto, dunque. Dove?
«A Scarpino, e non abbiamo
più neppure un comitato
contro. Non mi pare un
passo avanti da poco».
Dice che Genova sia cambiata.
Ma il Porto Antico si
poteva fare senza troppi
problemi perché era
un’area inutilizzata. Il terzo
Valico invece sconvolge
tutto. E senza quello non si
può cambiare molto.
«Beh, io sono d’accordo con
il Terzo Valico. Il Comune lo
vuole. Aspettiamo i finanziamenti».
A proposito. Terzo Valico
senza gronda non si può!
«Certo. Ma il problema ora
è di Autostrade che non si
decide a fare quello che deve
fare. E per cui, non dimentichiamolo,
sta già incassando
soldi dall’aumento
dei pedaggi che doveva
essere finalizzato alla realizzazione
della gronda».
Non sarà il caso di sollecitare
e di mettere ciascuno,
Autostrade, Anas, enti e
istituzioni, pubblicamente,
di fronte alle proprie responsabilità?
Magari, lei,
sindaco, con la sua autorità
e autorevolezza, potrebbe
convocare un tavolo...
«Intanto ne parleremo, pubblicamente,
nella prossima
riunione di consiglio comunale.
È chiaro che i cittadini
devono sapere quello che
compete all’amministrazione
comunale e quello che
fanno o non fanno gli altri».
Il ponte Morandi sul Polcevera
è proprio da buttare?
Ne facciamo un altro al suo
posto?
«Pensiamoci bene. Mi stanno
a cuore, innanzi tutto,
quelle ottocento persone
che dovremmo mandare
via da casa, nella zona di
via Fillak e oltre».
Il Ponte di Calatrava è
escluso dai progetti fattibili?
«Io non amo molto gli architetti
che vengono e fanno
qualcosa nelle città, mettono
una loro opera»
.
Beh, vale anche per Piano
e i genovesi?
«Ma infatti io a Piano non
ho mai chiesto di fare nulla
di concreto, solo di confrontarsi
con me sulle idee, sui
progetti».
Tra le decisioni contestate
dai comitati anche quelle
relative ai cantieri per i
parcheggi. Si tratta, spesso,
di dare corso a scelte
fatte dall’amministrazione
precedente. Lei le rifarebbe?
«Alcune, come nel caso di
Villa Rosa a Pegli (dove si
sta realizzando un parcheggio
accanto a una scuola alla
base di viale Modugno,
ndr), credo di sì, anche perché
si tratta di dare corso a
una serie di modifiche che
riguardano nel complesso
la zona,ma certamente non
lo rifarei per l’Acquasola.
Anche perché io credo che
sia fondamentale portare
via le auto dal centro e non
viceversa. Anzi, se fosse per
me farei del centro tutta
un’area pedonale».
Pedonalizzare gran parte
del centro cittadino. Come
si può coniugare questo
obiettivo con tutti i problemi
di viabilità che ha Genova?
«Dovremo andare avanti
con i parcheggi di interscambio
tra le periferie e il
centro e augurarci che la situazione
di Amt possa migliorare
per vedere potenziato
il servizio pubblico in
tutta la città».
A proposito di potenziamento
dei mezzi pubblici.
Come mai avete fatto retromarcia
sul tram in Valbisagno?
«Non c'è stata una vera e
propria retromarcia ma
stiamo valutando quale può
essere la soluzione da attuare
il più velocemente possibile.
Mi auguro che entro la
fine del mio mandato avremo risolto
il problema Valbisagno,
mentre sulla metropolitana
abbiamo accumulato
dei ritardi che spero
non facciano slittare ancora
i cantieri. Una volta arrivata
a Brignole, credo che
la sotterranea non vada più
oltre: troppe spese, troppi
problemi nei cantieri. Probabilmente
è stata un scelta
sbagliata a priori, ai tempi
si sarebbe dovuto conservare
il tram e pensare ad una
soluzione che non fosse la
metropolitana».
I genovesi non saranno incentivati
a lasciare a casa
l’auto con le pretese di Trenitalia
che chiede che il
prezzo del biglietto treno
più bus salga a 1 euro e 70.
«Stiamo facendo un braccio
di ferro con Trenitalia, per
questo, vedremo».
Il 30 settembre è finito il
Ramadan. L’imam Salah
Hussein è tornato a chiedere
al Comune un posto per
realizzare la moschea,
che, ha detto, dovrà essere
realizzata in porto.
«Abbiamo un appuntamento
fissato a giorni, di certo
non vogliamo che loro acquistino
il palazzo per fare
la moschea, ma è il Comune
che la deve dare in concessione
per averne anche
maggiore controllo. Per
quanto mi riguarda torno a
dire che la moschea si deve
fare, ma non vicino alle case.
La soluzione di via Coronata
non era perciò in alcun
modo percorribile».
Quindi si farà in porto.
«Non si farà vicino alle case,
penso anche a una chiesa
sconsacrata».
Ha già qualcosa in mente?
«Abbiamo anche parlato
con il cardinale Bagnasco,
vedremo».
Moschea anche come problema
urbanistico. È quello
che prevede la proposta
di legge regionale dei referendari
che lei però contesta.
«Perché non capisco come
mai la Regione debba farsi i
fatti che non sono suoi. Sono
contro i provvedimenti
in materia federalista del
precedente governo di centrosinistra.
Mi preoccupa
questo federalismo in vista.
Non si può dare solo tanti
poteri in più alle Regioni e
basta. Capisco ci sia visibilità
con questo tema e che
certe proposte facciano gioco
in clima elettorale, ma
purtroppo per loro, i tre che
l’hanno avanzata, la proposta,
sono consiglieri regionali
e gli tocca guadagnare
di più, non possono fare i
consiglieri comunali».
Perché il Comune ha scelto
di mettere in vendita lo stadio
di Marassi?
«Perché non ci si può più
permettere di spendere 1,5
milioni all'anno di manutenzione
per un impianto che
serve per le partite di calcio
e non può essere sfruttato
per altre iniziative. Ed è
una struttura che ormai
non è adeguata per questioni
di sicurezza, dalla vicinanza
dei palazzi al fatto
che siamo attaccati a un fiume».
Ma se lei vede tutti questi
problemi non sarà facile
trovare degli acquirenti.
«Non è vero. Ci sono gli acquirenti,
ci sono. C'è chi può
avere interesse a sfruttarel'impianto solo per partite
di calcio professionistico».
E il progetto stadio di Riccardo
Garrone a che punto
è? Siete semprealla fase interlocutoria?
«Sì, siamo sempre a quel
punto. L'idea di avere una
struttura sportiva moderna
è affascinante per la città.
Però il luogo identificato
per la realizzazione e il fatto
che si voglia realizzare
un centro commerciale da
affiancarvi non mi convince.
Mi auguro di arrivare a
un punto di accordo, magari
con la realizzazione del
solo impianto sportivo nell'
area degli Erzelli».
Giriamo pagina. Già che ieri
l’hanno scoperta anche
altri giornali: come mai
ogni fine anno, proprio
quando deve quadrare il
Bilancio, saltano fuori multe
e cartelle pazze?
«Non me ne parli. È vero,
vorrei proprio capirlo anch’io».
Già che ci siamo, i genovesi
vorrebbero capire anche
perché il decoro urbano,
uno dei suoi cavalli di battaglia,
non pare proprio decoroso.
«L’assessore Elisabetta Corda
è brava e si sta dedicando
a fondo al problema. È
vero che si tratta di un
aspetto importante e molto
sentito dai cittadini, su cui
dobbiamo assolutamente intervenire».
Colpa dell’Aster se il sistema
non è efficiente?
«L’Aster dispone di meno di
90 operai, di cui solo 66 in
grado di lavorare nelle strade.
Gli altri hanno percentuali
varie di invalidità che
ne impediscono l’impiego.
Con queste forze in campo
non si può garantire quello
che si dovrebbe».
D’accordo, ci vorrebbero
più risorse. Ma il Comune
di Genova non le ricava dalla
finanza creativa!
«No di certo, per fortuna, visto
quello che succede a livello
nazionale e internazionale».
Se è per questo, anche più
vicino, a De Ferrari... In
ogni caso, dal punto di vista
economico e finanziario,
siete stati molto prudenti
anche nella faccenda
Iride-Hera-Enia, la concentrazione
delle multiutilities
che sembra segnare il
passo.
«La strategia di fondo, quella
di costituire un soggetto
in grado di stare con autorevolezza
sul mercato, è sempre
valida. Certo, se i manager
ragionano anche, se
non soprattutto, sulle poltrone
in gioco, gli amministratori
devono obbedire ad altre
esigenze, nell’interesse
dei Comuni e dei cittadini».
Il colosso che stava per costituirsi
non sarebbe stato
comunque un po’ troppo
grande per voi?
«Sono ancora dell’avviso
che sarebbe stato meglio
procedere a tappe, prima
l’intesa con Enia, poi eventualmente
con Hera, che è
più grande di tutti. C’è il rischio
di essere fagocitati».
Inoltre, pare che lei non si
fidi molto della regia delle
cooperative emiliane?
«Questo lo dite voi. E io non
lo smentisco affatto».
Se non vi mettete d’accordo
con gli altri soggetti in
campo, non c’è alternativa?
«L’alternativa c’è, eccome.
È il piano B che ho già studiato
e, al momento, non dico».
C’è un piano B anche per
trovare le risorse che derivano
dal taglio dell’Ici?
«Il discorso è più ampio, ne
parleremo col governo».
Cioè, direttamente col premier
Silvio Berlusconi?
«Non ho ancora avuto modo
di incontrarlo. In compenso
ho incontrato alcuni
suoi ministri e collaboratori.
Verrà, perché no?, anche
il giorno di un colloquio
diretto con lui».
Magari a Porta a porta.
Hanno partecipato al forum
Massimiliano Lussana, Diego Pistacchi, Marina Sirtori, Ferruccio Repetti, Monica Bottino, Federico Casabella, Francesca Nacini
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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