Violentata a 60 anni. L’Asl le chiede il conto

MilanoIl mittente era la Asl di Bergamo. E così quando ha aperto la lettera, la donna, vittima di uno stupro, ha pensato a parole di comprensione e di incoraggiamento. A un’offerta di protezione da parte dell’istituzione. Errore. Il testo, brutale e ottuso, invitava la signora, residente a Canonica d’Adda, a fornire entro 30 giorni il nome del suo aguzzino. Il motivo? La Asl vuole recuperare i soldi spesi per le prestazioni mediche effettuate dopo la violenza. In totale 44,23 euro. Nella missiva si indica anche un termine temporale: un mese. Trascorso quel periodo, la Asl presenterà il conto direttamente alla vittima. Così come è candidamente spiegato in coda al biglietto.
Certo, il cinismo della burocrazia è incorreggibile, ma la lettera di recupero crediti lascia interdetti. Daniele Bernabei, portavoce della Asl, prova a buttare acqua sul fuoco e spiega che il caso sarà risolto al più presto: «Spediamo 400 lettere di questo tenore ogni anno, come per altro impone la legge. Ad esempio, si chiede al ferito da un morso di cane di fornire le generalità del padrone del cane. In questo caso c’è stato un disguido e ce ne scusiamo. Lunedì, al rientro del direttore generale il problema sarà superato».
Si spera che sia così. Ma la donna, intanto, ha subito un nuovo trauma. Lo stupro risale al 25 gennaio: lei, sessantenne, aveva fatto entrare nella sua abitazione un immigrato che si era presentato per effettuare lavori di ristrutturazione. Invece, era finita in un altro modo: lui aveva abusato di lei. Le indagini sono andate avanti per un mese e mezzo, poi la scorsa settimana la svolta: la polizia arresta un brasiliano di 30 anni, con precedenti per violenza sessuale.
Per la vittima, ancora impaurita, è la liberazione. A risospingerla verso quel baratro umiliante è la lettera che le viene recapitata. La Asl ha bisogno di soldi, specie in tempi di crisi. E poi la legge è la legge. Dunque, la lettera in cui si parla di una violenza sessuale ha gli stessi toni e lo stesso linguaggio di quella in cui si fa il punto su un morso di animale.
Naturalmente, 400 lettere sono tante, ma con un minimo di attenzione si sarebbe evitato quel penoso spettacolo.

Ma forse alla Asl non hanno tempo di leggere i giornali e non sanno quel che è accaduto in Italia nelle ultime settimane: l’esplosione dell’indignazione popolare per la nuova ondata di stupri, l’inasprimento delle pene, le polemiche. Così, una letterina di poche righe, sfrontata e inopportuna anche se formalmente lecita, può destabilizzare chi la riceve. E sta cercando con fatica di superare il dramma vissuto.

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