A suo favore nessuna attenuante: ha una spiccata propensione a commettere reati, ha dimostrato un totale disprezzo delle persone nel commettere un delitto odioso e non si è mai pentito. Lo scrive il gup Luigi Fiasconaro nella motivazione della sentenza con cui lo scorso 5 ottobre ha condannato Oltean Gavrila a 7 anni e 4 mesi di reclusione per lo stupro della Caffarella. Una sentenza nonostante tutto mite (anche se a questa vanno aggiunti altri 4 anni per unaltro stupro ai danni di una giovane di 22 anni avvenuto a luglio al Pigneto), che ha sollevato più di una polemica. La scelta del rito abbreviato ha certo contribuito ad alleggerire la pena ai due romeni accusati di aver violentato una ragazzina di 15 anni e costretto il suo fidanzato ad assistere. Le valutazioni del giudice sono state depositate ieri in cancelleria.
«Questo fatto di violenza sessuale, già odioso e vile di per sè - scrive Fiasconaro - risulta di gravità più che apprezzabile in termini conclamati, sia per letà della vittima, appena quindicenne, sia per le modalità di esecuzione, che lo hanno reso un atto di grave efferatezza e totale disprezzo delle persone». Un reato che ha avuto un «impatto devastante» sui due giovani, per le conseguenze «lesive e dolorose non solo sotto il profilo fisico», e sulle rispettive famiglie, e reso ancora più drammatico «dallulteriore atteggiamento di vessazione dei due imputati nei confronti del ragazzo, che costoro hanno inteso umiliare ulteriormente, costringendolo ad assistere e ingiungendogli espressamente di guardare per tutto il tempo della duplice violenza nei confronti della sua fidanzata».
Un giudizio negativo su tutti i fronti quello espresso su Gavrila dal gup Fiasconaro nelle 25 pagine di motivazioni. Meno severo il giudice è con il complice del romeno, Ionut Jean Alexandru, al quale ritiene corretto concedere le attenuanti per la sua giovane età e perché privo di precedenti penali (è stato condannato a 6 anni di carcere). Subito dopo larresto, inoltre, Ionut ha ammesso le sue responsabilità e aiutato gli inquirenti ad identificare il connazionale. Il giudice stigmatizza anche il comportamento processuale di Gavrila, che non ha mai fornito notizie vere e utili allindagine sul suo passato, preferendo affidare la sua difesa alla «fantastica e cervellotica storia del suo sequestro di persona da parte di un creditore, contraddicendosi vistosamente con laffermazione concernente il figlio invalido in Romania, figlio che lui non ha mai avuto». Bugie, insomma, come quella detta chiamando in causa Luca Bianchini, il ragioniere in carcere con laccusa di essere uno stupratore seriale. Il romeno ha raccontato in udienza che la violenza della Caffarella era stata istigata da lui, poi riconosciuto nelle doccie di Regina Coeli.
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