Violenza sulle donne: in Procura cinquanta denunce ogni giorno

Roia: "È un bene, c'è meno sommerso. Ma molti i crimini commessi da ragazzi"

Violenza sulle donne: in Procura cinquanta denunce ogni giorno
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«La Procura ad oggi ci dice che ci sono circa 50 denunce al giorno» a Milano per «reati da codice rosso, quelli commessi con violenza sulle donne. Tuttavia, spiega il presidente del Tribunale, Fabio Roia, «questo è un dato positivo perché non vuol dire che aumenta la violenza. Vuol dire che diminuisce il sommerso».

Roia ieri è intervenuto all'incontro «Facciamo rumore: come riconoscere e come contrastare la violenza» al Teatro Carcano promosso dall'associazione Pari in collaborazione con la Fondazione Giulia Cecchettin. «Noi - ha aggiunto Roia - abbiamo bisogno di aggredire il sommerso e quindi il fatto che le donne che subiscono violenza denuncino è un indicatore assolutamente positivo, vuol dire che la rete istituzionale di Milano funziona e c'è fiducia, con le donne che hanno bisogno di parlare all'esterno di queste situazioni di sofferenza». Per quanto riguarda il fronte educativo, secondo il presidente del Tribunale, da sempre impegnato nella lotta alla violenza di genere, «ci vorrebbero piani di intervento organici, con politiche governative e ministeriali strutturate. Un'educazione al rispetto della diversità, prima fra tutte quella di genere - ha spiegato - perché notiamo un aumento dei reati commessi da giovani adulti e da minorenni. Quindi vuol dire che quel concetto di patriarcato tipico delle mie generazioni è stato trasfuso come modello educativo nei giovani che lo hanno assorbito fin troppo bene».

Conclude Roia: «La prevenzione e l'educazione al rispetto della diversità di genere sono fondamentali». Gino Cecchettin, padre di Giulia, ha da parte sua sottolineato che la violenza di genere «c'è nella società di oggi, la vediamo tutti i giorni. Noi dovremmo prendere spunto dalle nuove generazioni che secondo me da questo punto di vista sono un po' più avanti di noi». Gino Cecchettin è presidente della Fondazione nata in memoria della figlia Giulia, uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta. Secondo Cecchettin, è comunque fondamentale partire a educare i ragazzi già nelle scuole: «Da piccoli - ha spiegato - semplifica il lavoro. Bisogna educare i ragazzi a riconoscere quelle emozioni che un domani potrebbero creare problemi, come per esempio gestire una frustrazione».

Il padre di Giulia Cecchettin ha continuato: «Nel mio percorso ho imparato a gestire l'ira e cerco di non arrabbiarmi più, nemmeno per le piccole cose, che comunque ci sottraggono equilibrio ed energia. La conoscenza è fondamentale: è essenziale capire le radici dei nostri comportamenti e dare spazio all'intelligenza emotiva, una parte di noi spesso trascurata. Ho scoperto che le emozioni, anche nel dolore, sono ciò che ci arricchisce di più. Invito tutti gli uomini a non ignorare questa dimensione emotiva, che per troppo tempo ci è stato insegnato a reprimere.

Con la Fondazione creata in memoria di Giulia - ha concluso - ci impegniamo a promuovere un cambiamento culturale che parta proprio dall'educazione e dalla consapevolezza, cercando di costruire insieme, passo dopo passo, una rete che coinvolga tutti nel reale contrasto alla violenza di genere».

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