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Vip spiati, ora è Mastella a indagare. Sui Pm

nostro inviato a Potenza
Dopo calciatori, presentatori e showgirl finiti nella rete dei fotoricatti, dall'inchiesta di Potenza salta fuori il nome di un centauro. È Marco Melandri l’ultima vittima degli scatti a fine estorsivo su cui indagano gli inquirenti lucani: il campione di motociclismo sarebbe già stato interrogato a Roma dal pm Henry John Woodcock, insieme al proprio manager, per l’ennesima immagine rubata e poi offerta al volto noto di turno - dietro ricco compenso - per toglierla di mezzo. Ma a tenere banco, da ieri, è l’invio a Potenza degli ispettori del ministero della Giustizia, per chiarire le modalità della fuga di notizie a inchiesta in corso.
Il Guardasigilli Clemente Mastella, invitando il Parlamento ad accelerare l’approvazione del disegno di legge sulle intercettazioni, ha spiegato con una nota che c’è una «concreta possibilità» che «una grave violazione del segreto istruttorio sia all’origine della reiterata pubblicazione di articoli di stampa in cui si fa esplicito riferimento non solo al contenuto di atti ma anche alle specifiche attività investigative nel procedimento penale che sarebbe pendente presso la Procura di Potenza e che riguarderebbe anche persone del mondo dello spettacolo». Inevitabile, dunque, l’incarico agli ispettori per «verificare se vi siano state o meno condotte negligenti da parte del personale dell’Amministrazione della Giustizia che abbiano favorito, in modo del tutto indebito e in violazione delle norme sulla privacy, la propalazione di tali notizie».
Non è la prima volta che gli 007 di via Arenula scendono in Lucania per un’inchiesta firmata Woodcock, ma stavolta i magistrati potentini ostentano tranquillità: la fuga di notizie, fanno notare, ha danneggiato l’indagine, dunque non è dal palazzo di giustizia del capoluogo della Basilicata che arrivano quelle indiscrezioni finite sui giornali. Così, se Woodcock non si esprime («Non ho parlato finora, non vedo perché dovrei cominciare adesso»), il procuratore capo di Potenza, Giuseppe Galante, commenta la decisione del ministro offrendo collaborazione e confermando che sulla fuga di notizie la procura lucana ha aperto una sua inchiesta: «Sono assolutamente tranquillo, escludo nella maniera più assoluta che la fuga sia avvenuta dai nostri uffici. Tutti i verbali sono stati secretati e, inoltre, queste indiscrezioni ci hanno creato grossi problemi». Galante azzarda anche un’ipotesi su come un’indagine in pieno svolgimento sia potuta divenire di dominio pubblico: «Riteniamo - spiega - che alcune notizie siano forse filtrate dai sentiti stessi». Alcuni dei personaggi interrogati, è dunque la convinzione degli inquirenti, potrebbero aver raccontato con leggerezza il contenuto del loro faccia a faccia con i magistrati. Gli effetti sono stati devastanti. Con l’inchiesta finita sui giornali, sarebbe stato compromesso il lavoro di indagine in corso sui filoni del traffico di droga e dello sfruttamento della prostituzione, e anche la posizione di Lele Mora, sul quale erano in corso accertamenti per chiarirne il ruolo in quella che è ritenuta un’organizzazione strutturata, si è decisamente alleggerita. «Era un’inchiesta a tutto tondo - spiega uno degli inquirenti - ma la violazione del segreto istruttorio ha fatto in gran parte sfumare il filone gossipparo». Resta in piedi la vicenda dei fotoricatti, riscontrata dalle tante conferme messe a verbale dalle vittime già interrogate, che vede al centro il titolare dell’agenzia fotografica Coronas, Fabrizio Corona, e altri paparazzi.

L’inchiesta promette comunque di allargarsi, incardinando anche altre ipotesi di reato: ma nel copioso materiale su cui si sta ancora lavorando e che riguarderebbe truffe e «altri filoni» non ci sarebbero nuovi protagonisti dai nomi eccellenti.

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