«Visioni di Galileo» secondo Brecht

Maximilian Mazzotta cura la messa in scena dell’opera firmata dal drammaturgo tedesco

«È un autore difficile, ma dalla scrittura meravigliosa e straordinaria; proprio per questo ho voluto realizzare un progetto didattico con un testo all'altezza».
Maximilian Mazzotta, ex allievo della Scuola del Piccolo Teatro e attualmente direttore del Libero Teatro di Cosenza, presenta al Teatro Studio Visioni di Galileo di Bertolt Brecht. «È un progetto nato per coinvolgere gli attori più giovani, anche se, destinato ad un pubblico eterogeneo e per la produzione del quale ha partecipato anche il Piccolo Teatro.
Come mai la scelta è caduta su un'opera così complessa?
«Lo scorso anno si festeggiava l'anniversario della morte di Brecht, così ho voluto anch’io rendere omaggio al drammaturgo tedesco. Visioni di Galileo è il testo che, secondo me, racchiude tutta la poetica dell'autore ed oltretutto è di grandissima attualità».
In che senso?
«Fedeli al testo brechtiano, ricostruiamo la vita dello scienziato, i suoi studi tormentati, le sue scoperte, dipingendolo come un genio all'avanguardia, lungimirante, innovativo. Tutti sanno che Galileo è stato perseguitato dalla Chiesa per le sue affermazioni e per le sue scoperte, così come lo stesso Brecht, considerato oggi uno dei fondatori del teatro moderno, è stato aspramente criticato dai “classici” e da coloro che volevano attenersi alle regole del teatro».
Avete puntato su questo elemento?
«Sì, non solo trasponendo sulla scena, la quotidianità di Galileo, affiancato dai suoi familiari, dai suoi amici. C’è una doppia dimensione didattica: da una parte propone l'allestimento di un'opera di un grande autore, dall’altra offre allo spettatore l'opportunità di penetrare nella storia di uno studioso».
Cosa vedrà lo spettatore?
«Abbiamo scelto il Teatro Studio per la forma circolare su cui gli attori confrontano continuamente il “metodo” dei due grandi pensatori.

È uno spettacolo corale e attraverso il lavoro degli attori e l'uso di oggetti scenici significanti (come, ad esempio, un telescopio che attiva suggestive videoproiezioni) e gli elementi chiave della retorica brechtiana, diamo vita a quella “lezione” che ha profondamente influenzato il teatro contemporaneo».

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