Roma

La vita appesa a un supercomputer

Federica è prigioniera delle sue rigidità e ossessionata dalla perfezione, soprattutto sul lavoro; Paola è schiava del suo ruolo di donna alternativa e fa di tutto per attirare l’attenzione su di sé. Federica crede di avere sempre ragione, Paola di avere talento. La prima non ammette di poter commettere errori, la seconda non vuole crescere. Insieme sul palco del teatro de’ Servi, Paola Minaccioni e Federica Cifola, inseparabile coppia della comicità al femminile, sono le protagoniste del primo progetto teatrale interamente dedicato a loro, nato dalla fantasia di Pasquale Petrolo, più noto al grande pubblico come Lillo, questa volta nella veste di autore di L’importante è vincere senza partecipare. Un «ritorno a casa», come lo definiscono le due attrici che proprio a teatro hanno mosso i primi passi e che sul palco si sentono «come in famiglia». Tanto più che questa volta hanno affidato il compito di scrivere una commedia tutta per loro all’amico Lillo che ha partorito per l’occasione l’idea del gioco, mettendole alla prova con dinamiche psicologiche. Il bisogno di primeggiare nella vita porta le due protagoniste a consultare un luminare della psicoanalisi, la professoressa Gardin, che le invita a mettersi in gioco, trasformandosi in pedine umane. Tirando a turno i dadi, Federica e Paola si muovono sulle caselle del gioco sottoponendosi alle prove che spettano loro di volta in volta: telefonare al padre per sbrogliare nodi irrisolti o a un amico per dichiarare una celata attrazione fisica, chiedere scusa a un collega o affrontare il severo giudizio della cinepresa, pescare le carte dagli impietosi mazzi «Autolesionismo» o «Ammazzaego».
Il risultato? «Una strana commedia in cui lo stile di Lillo è assolutamente riconoscibile, anche se poi ci abbiamo lavorato su insieme, e ancora lo facciamo perché ogni sera, a seconda della reazione del pubblico, apportiamo qualche modifica - spiega la coppia Minaccioni-Cifola - quando abbiamo chiesto a Lillo, che prima di essere un collega è per noi un amico, di scrivere una commedia pensando a noi, sapevamo già che ci saremmo divertite». Che le due protagoniste si divertano sul palco è chiaro, tanto da strappare al pubblico applausi a scena aperta. Accantonati i personaggi che le hanno rese famose soprattutto sul piccolo schermo, da Paprika e Curry alle Corfiatone, le due attrici regalano al pubblico due ore di risate, tenerezza, riflessioni e, soprattutto, grande e indiscusso talento. Il pubblico in sala non si perde una battuta né un secondo di concentrazione.
«Siamo entusiaste - aggiungono le due attrici - di essere arrivate insieme dal cabaret al teatro, e soprattutto di essere due donne che in scena non parlano solo di uomini e cellulite». Quello di cui parlano Federica e Paola in questa commedia cinica e divertente ha invece a che fare con il senso d’inadeguatezza, le nevrosi, le insicurezze di ogni essere umano, i tic e le manie sui quali, almeno per una volta, si può finalmente ridere. Grazie, soprattutto, alla fisicità delle due attrici, prestata a una commedia che, come ha sottolineato Lillo, si basa su una comicità più «di situazione» che «di battuta».

La vincitrice del surreale gioco psicologico otterrà il responso del supercomputer di ultima generazione «Al», citazione del kubrickiano cervellone di 2001 Odissea nello spazio, nel cui malfunzionamento si nasconde, in fondo, il segreto della felicità: senso d’inadeguatezza, nevrosi, insicurezze, tic e manie non sono difetti da combattere, ma parte integrante del gioco della vita. Lo spettacolo resterà in scena fino all’8 marzo

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