Vita fra palco e realtà Sabato rock al Meazza

Antonio Lodetti

Il segreto del suo successo è quello di vivere tra «palco e realtà» senza sovrapporre o confondere i due piani. Il rock e la vita sono le facce della stessa medaglia per Luciano Ligabue, rocker padano che fa dei concerti e dell’incontro con i fan la sua arma più efficace.
Il suo Nome e cognome tour viaggia da mesi per tutta Italia. È partito dai piccoli club con i suoi antichi compagni Clandestino («che emozione suonare con i fan a pochi centimetri da me come agli inizi», ricorda), è passato ai Palasport e ora affronta il pubblico (quello tosto) degli stadi. È partito da Ancona venerdì scorso, oggi approda a Udine e sabato sarà allo Stadio Meazza, ovvero a San Siro, per un concerto all’insegna del tutto esaurito.
Non è una notizia naturalmente; gli spettacoli del Liga sono «sold out» per antonomasia. E non è una notizia neppure che lui non sbaglia un colpo; sia che suoni al Campovolo di Reggio Emilia (più di 170mila fan nello spettacolo rock più visto di sempre in Europa) sia che si esibisca in un piccolo club dopo dodici anni di assenza, come ha fatto quest’inverno.
Lui è uno sciamano che, con la semplicità basica del rock and roll, sa sempre regalare profonde emozioni ai fan, con cui coltiva un rapporto particolare. Lui li coccola, li fa pensare, dispensa gioia e tristezza raccontando mille sfumature della realtà da metabolizzare, amori nati e finiti, storie di strada e di provincia, sogni e ribellioni.
«La musica è la mia droga - continua a ripetere - e amo condividerla con il mio pubblico; quando non sono sul palco sto male ed è una forma di astinenza per cui non esiste metadone». Il fatto è che nelle sue canzoni ci si ritrova, ci si rispecchia in un mondo reale ma un po’ meno brutto. Il Liga racconta le cose come stanno, parla senza perifrasi delle false lusinghe della vita da rockstar in Tra palco e realtà («Abbiamo amici che neanche sappiamo che finché va bene ci leccano il culo e poi abbiamo casse di Maalox per pettinarci lo stomaco»); degli epici sogni e delle sbronze notturne dove ci fa da supporto «una radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei» (da Certe notti) o il Bar Mario; della morte sconvolgente di un caro amico (Il giorno di dolore che uno ha); sa essere scanzonato e divertente (Lambrusco e pop corn o Balliamo sul mondo) e al tempo stesso profondamente melanconico e assorto (Piccola stella senza cielo o Questa è la mia vita, due brani col prezioso contributo di Mauro Pagani). Naturalmente alla fiesta non mancheranno i brani dell’ultimo cd Nome e cognome, già trasformati in classici, come Il giorno dei giorni (che apre lo spettacolo), L’amore conta, È più forte di me, Happy Hour, Le donne lo sanno.

Ad accompagnarlo nei primi nove brani ci sarà La Banda (Federico Poggipollini, Mel Previte, Niccolò Bossini alle chitarre, José Fiorilli alle tastiere, Antonio Righetti al basso, Robby Pellati alla batteria più ospite Pagani; nella parte centrale sarà sostenuto dai Clandestino (Max Cottafavi alla chitarra, Giovanni Marani alle tastiere, Luciano Ghezzi al basso, Gigi Cavalli Cocchi alla batteria); mentre a metà Ligabue si esibirà in un breve intermezzo acustico e nel finale (Urlando contro il cielo e Leggero le due band suoneranno insieme).
L’ennesimo concerto del Liga e al tempo stesso un nuovo grande evento, all’insegna di un rito pagano che infiamma la magia del rock and roll.

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