Una vita «sottosopra» ma due punti fermi: l'amore per l'arte e quello per la famiglia. Due sentimenti che nell'esistenza di Gigi Montini si sono fusi nella stessa materia, come acqua e sale in un mare tumultuoso di passioni. Gigi Montini era un amante dei bei quadri che lui respirava, toccava e presentava su una grande emittente, con uno stile e una preparazione lontani anni luce dagli attuali teleimbonitori. «Sottosopra» (Statale 11 Editrice) è il titolo che i figli di Gigi - Martina e Willy - hanno dato a un libro che rappresenta il testamento umano e spirituale di Gigi. Un «lascito» morale di cui Willy ha fatto tesoro, seguendo al meglio le orme professionali paterne e realizzando un'impresa che oggi sarebbe l'orgoglio di Gigi. Questa impresa si chiama ArteTv e ha in Willy il suo moto perpetuo. Durante le dirette lui lo ricorda spesso: «Il babbo, Gigi, mi portava con sé alle mostre d'arte moderna, negli studi dei pittori: Gentilini con le sue sabbie, Schifano, che buffo!, Guttuso, Santomaso, De Chirico, e anche Gallà, quanto mi piaceva star lì e vedere il ritratto che nasceva, Barni, Scanavino, Alinari, Buscioni, Xavier Bueno, così dolce, e la Biennale di Venezia. Quanto stupore, che divertimento!». Un divertimento che ormai da 20 anni, per Willy, è anche un duro lavoro, senza però che smettesse mai di rimanere divertimento. E quando noi - drogati di televendire artistiche - seguiamo oggi le trasmissioni condotte da Willy, riconosciamo in alcuni suoi atteggiamenti gli stessi tratti garbatamente istrionici che furono di Gigi. Per tutti quelli che lo hanno amato (o semplicemente stimato), «Sottosopra» regalerà emozioni tutte da sfogliare.
«I ricordi che ho di mio padre - scrive nella presentazione la figlia Martina - sono sbiaditi e legati purtroppo solo alla mia infanzia, quando per me scriveva favole di animali e disegnava paesaggi con personaggi di ogni tipo, quando insieme ci inventavamo delle storie, giocavamo e cantavamo. Non abbiamo avuto molto tempo da passare insieme, per parlare, conoscerci, ridere, piangere e crescere, ma rileggere le sue parole e riguardare i suoi disegni è sempre stato un modo per sentirlo ogni giorno vicino a me, per capire che lui è in tutto ciò che mi circonda.
Un segno poetica da lasciare nella sabbia del cuore. Perché forse è ver - come scriveva Gigi - che: «Io ho le dita, tu hai le dita... Tutti gli uomini hanno le dita. Quando muore l'uomo parlano le dita».
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