a cura di Mariateresa Conti e Giannino della Frattina
L’ultima in ordine di tempo è l’onorevole Souad Sbai, deputata Pdl, giornalista e presidente delle Donne marocchine in Italia, colpita da una campagna di odio fatta di minacce e da una «fatwa», una sorta di maledizione che a volte, nelle frange estreme dell’Islam, equivale a una condanna a morte. Ma l’onorevole Sbai è in buona compagnia. Sì, perché chi tocca l’islam, o meglio chi osa criticare certe pratiche dell’estremismo islamico, chi osa combattere per i diritti delle donne musulmane, oppure chi nell’ottica degli stessi estremisti si allontana da quello che è considerato il cliché del buon musulmano, è costretto a una vita blindata, oggetto di intimidazioni e minacce. Vi raccontiamo la vita e lo stato d’animo di quattro perseguitati dall’Islam estremista: la stessa onorevole Sbai, sotto scorta da quando le minacce nei suoi confronti hanno subito una recrudescenza; Magdi Cristiano Allam (Ppec), «condannato» per la sua conversione al cristianesimo; Daniela Santanchè (Mpi), sotto scorta da tre anni per aver difeso i diritti delle donne islamiche e pure un libro messo all’indice in Iran; e l’eurodeputato della Lega Nord Mario Borghezio, oggetto tuttora di pesanti minacce dal mondo islamico che viaggiano su internet ma anche con volantini contro di lui scritti in arabo.
Magdi Cristiano Allam (Ppec): "Con la paura vogliono uccidermi dentro"
Souad Sbai (Pdl): "La fatwa non potrà fermarmi"
Mario Borghezio (Lega Nord): "Quella telefonata da brividi"
Daniela Santanchè (Mpl): "Condannata per un libro"
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