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Viva le brutte è la ricetta anti-spreco

Non solo bellezza. Accanto al fascino per varietà di frutta e verdura impeccabili sia sul piano estetico sia su quello del gusto, cresce la tendenza a rivalutare gli esemplari "brutti ma buoni"

Viva le brutte è la ricetta anti-spreco

Non solo bellezza. Accanto al fascino per varietà di frutta e verdura impeccabili sia sul piano estetico sia su quello del gusto, cresce la tendenza a rivalutare gli esemplari «brutti ma buoni». Complici il desiderio di risparmiare qualche soldo e la voglia di fare la propria parte nella lotta allo spreco alimentare.

Nel 2011 la Fao, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, stimava che a livello globale un terzo del cibo prodotto per il consumo umano andasse perso o sprecato ogni anno, pari a 1,3 miliardi di tonnellate di risorse mai arrivate in tavola. Da allora, spiega la stessa organizzazione, l'attenzione nei confronti del problema è cresciuta, ma migliorare le filiere resta una priorità. Tanto che tra gli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile dell'Onu c'è proprio quello di ridurre lo spreco del cibo e le stesse Nazioni Unite promuovono l'acquisto e il consumo di frutta e verdure imperfette, ma comunque buone e sicure.

In Europa tra le prime iniziative in questo senso c'è stata quella della catena francese di supermercati Intermarché, che con il progetto «Fruits et légumes moches» nel 2014 cominciò a vendere con uno sconto del 30% quella frutta e verdura che per qualche motivo non rispettava i canoni estetici imposti dalla grande distribuzione: dimensioni eccessive o al contrario troppo ridotte, forme bitorzolute, frutti «siamesi» attaccati tra loro, colori alterati. Danni spesso causati semplicemente dal maltempo. Il risultato è stato un maggiore afflusso di clientela nei punti vendita interessati dall'iniziativa.

Nel Regno Unito un esperimento analogo è stato avviato dalla tedesca Lidl. Mentre negli Stati Uniti Walmart, la più grande catena di supermercati americana, ha fatto posto sui propri scaffali alle mele del brand «I'm Perfect» - gioco di parole tra «imperfetta» e «sono perfetta» - del tutto sane e identiche alle sorelle più «belle» ma danneggiate esteriormente da grandine, vento o caldo eccessivo.

In Italia per il momento non si segnalano iniziative simili all'interno della grande distribuzione, ma qualcuno che va in ordine sparso c'è. Nel 2018, per esempio, è nato «Bella Dentro», progetto anti-spreco con base a Milano. I due fondatori, Camilla Archi e Luca Bolognesi, licenziatisi dai precedenti lavori in azienda, hanno scelto di dedicarsi al recupero dei prodotti scartati dalle cooperative e dai supermercati per motivi puramente estetici.

«Bella Dentro» acquista frutta e verdura direttamente dagli agricoltori per poi venderla al dettaglio, abbinando a questo lavoro anche eventi e attività di comunicazione, per far capire ai consumatori che la qualità e il gusto vanno oltre le apparenze.

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