«Vivisezione, la legge di Bossi junior un colpo mortale alla ricerca medica»

«Vivisezione, la legge di Bossi junior un colpo mortale alla ricerca medica»

Negli Stati Uniti qualche isolato scienziato pazzo propone di usare «esseri umani marginali» come cavie, pur di salvare gli animali. Paradossi a parte, la difesa a oltranza delle bestioline, per lo più topi e ratti, immolate per la ricerca scientifica prende piede anche in consiglio regionale. Esplode la polemica tra gli «animalisti» della Lega e il Pdl, che ricorda le esigenze di salvaguardia della ricerca scientifica in favore della salute umana.
Renzo Bossi propone di vietare l’allevamento e la detenzione di animali a fini di sperimentazione. La proposta di legge, approvata mercoledì scorso in commissione Bilancio, adesso punta diritta alla commissione Sanità, con l’obiettivo di elevare multe tra i cinquantamila e i centomila euro a coloro che useranno gli animali per fare esperimenti scientifici. Sanzioni destinate a mettere in difficoltà i laboratori di ricerca lombardi.
A protestare è il capogruppo del Pdl, Paolo Valentini, convinto che si tratti di una proposta demagogica e controproducente: «L’effetto sarebbe la paralisi della ricerca biomedica, con conseguenze economiche negative ed effetti anche sull’occupazione. La tutela degli animali è un tema molto serio e in Italia le norme sono molto più restrittive che negli altri Paesi. Basti pensare che è stata approvata una normativa comunitaria che concede di utilizzare gli animali randagi».
Valentini assicura che l’amore per gli animali non gli manca: «Siamo tutti d’accordo che gli animali non vadano maltrattati e che non bisogna abusarne negli esperimenti scientifici. Ma vietare il ricorso agli animali come cavie significa fare una campagna emozionale che pone interrogativi seri: dove e come fai gli esperimenti?». A difendere Bossi jr scende il campo il presidente del consiglio regionale, Davide Boni. «Dimostrare sensibilità nei confronti degli animali non significa affatto penalizzare la ricerca scientifica, semmai è vero il contrario».
Assai scettici sulla proposta di legge Bossi anche gli esperti del settore. Silvio Garattini, direttore dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, spiega che in determinati casi non esistano alternative alle sperimentazioni sugli animali: «È possibile usare cellule invece che animali, ma non si tratta di sperimentazioni sostitutive, bensì complementari, solitamente preliminari». Il professor Garattini fa un lungo elenco di ricerche che non possono essere realizzate sulle cellule, in particolare: farmaci antidolorifici, regolatori della pressione, antiepilettici, per far diminuire la fame, agevolare la memoria e l’apprendimento. «In tutti questi casi non è possibile studiare sulle cellule, è necessario sperimentare sugli animali».
In Lombardia esistono due allevamenti di topi e ratti e la maggiore concentrazione di centri di ricerca medica di tutta Italia. «Se li elimini, il risultato è complicare la vita agli istituti di ricerca, che dovrebbero condurre le ricerche altrove. Un danno economico che non produrrebbe alcun vantaggio» commenta Garattini.

Aggiunge: «Oltre tutto, i nostri centri autorizzati sono ispezionati e sottoposti a verifiche che in Lombardia sono probabilmente più accurate di quanto avverrebbe in altre Regioni. Oltre tutto, noi abbiamo un comitato etico assai severo per le sperimentazioni». la conclusione del professor Garattini è una domanda: «Dobbiamo chiudere tutta la ricerca biomedica in Lombardia?».

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