RomaSolido. Semplice. Silenzioso. Per capire bene comè fatto Terence Hill, basta guardarlo a cavallo. Parla pochissimo, per un ordine basta un sussurro, lui e lanimale uniti fanno uno solo. «Molti anni fa, quando divenni popolare con Trinità, la gente mi chiedeva: ci prometta di fare sempre film così. Sani, semplici, che si possano far vedere anche ai bambini». Promessa mantenuta. Il silenzioso eroe di mille avventure non ha mai tradito il proprio pubblico. È rimasto un divo semplice. E una persona per bene. Lo conferma Luomo che cavalcava nel buio: due puntate di Salvatore Basile prodotte da Albatross Entertainment che (in onda domenica e lunedì in prima serata su Raiuno) lo riportano finalmente in sella. Confermando scelte professionali (e di vita) che parlano da sole.
«Secondo una leggenda indiana, il Creatore volle mettere accanto alluomo tre animali che gli fossero di aiuto - racconta - il cane, il gatto, il cavallo. Ciascuno con la propria funzione. Quella del cavallo è la più difficile: regalare serenità alluomo».
Ecco perché non cè nulla che possa turbare lolimpica serenità di Terence Hill!
«In effetti amo molto i cavalli. Monto da quando avevo 12 anni. E ho capito subito che questo è lunico sport che si fa in due. Il bello sta proprio nel riuscire a cavalcare insieme; e riuscirci significa raggiungere la serenità».
Serenità perduta, invece, dal cavaliere de «Luomo che cavalcava nel buio»...
«Sì: perché ingiustamente accusato di aver dopato un cavallo e provocato la morte del suo proprietario. Ma grazie ad una giovane amazzone dal talento innato riuscirà a rinascere. Una fiction, insomma, che contiene molti temi a cui tengo: lamore per la natura e lo sport; il valore terapeutico del rapporto collanimale; la lotta al doping».
Parolaccia, per uno che ha fatto sempre sport, e sempre allantica.
«Be: io mi sono dedicato alla ginnastica artistica, alla palestra, al nuoto, allo sci; anche a livello agonistico. Senza saperlo mi preparavo alle scazzottate con Bud Spencer. E intanto mi sono mantenuto sano. Ma ai tempi miei lunico doping possibile era la vitamina C. Mentre oggi la competitività esasperata, i condizionamenti economici... tutto spinge i ragazzi a prendere delle scorciatoie. E poi, questo fatto della sofferenza: quando intervistano qualche calciatore lo senti sempre dire: Abbiamo sofferto tanto. Ma quale sofferenza? Lo sport è gioia, entusiasmo, divertimento. Anche nella fatica!».
E poi la natura. Compagna inconsueta, per un divo.
«Vivo immerso nella natura da sempre. Quandero già famoso, allepoca di Trinità, passavo tutto lanno in una casa nel Massachusetts. Boschi di querce e betulle, popolati di orsi e cervi, a perdita docchio. E non unanima viva per chilometri e chilometri. Ci ho vissuto per trentanni. Dinverno facevo sci di fondo fra gli alberi; destate nuotavo nel lago. Tornavo alla civiltà solo per girare un film. E anche oggi, che abito in Italia e torno laggiù solo per le vacanze, ho scelto di vivere a Gubbio, lontano dalle metropoli».
E oggi che è uno splendido settantenne, qualcuno potrebbe accusarla dessere stato un «vecchio orso»?
«No. Perché ho sempre amato gli amici e la condivisione che si pratica sui set, quando si fa cinema. Ancor oggi sono amico fraterno di Bud Spencer, ad esempio, in un ambiente in cui le amicizie che datano quarantanni, sono rarissime. Le nostre due mogli, Lori e Maria, sono come sorelle. Maria cucina a Bud il suo piatto preferito; che è anche il mio. Spaghetti al pomodoro e basilico».
Ma cosa significa per un divo tanto semplice un successo così clamoroso?
«Del successo bisogna dimenticarsi. Quando vivevo in America mio figlio non sapeva neppure chi fosse Trinità. Lo scoprì a 15 anni, quando a scuola gli proiettarono Il mio nome è nessuno. Ma papà: tu hai girato con Henry Fonda!. Non gli avevo mai detto quantero famoso in Italia, perché pensavo che non gli avrebbe fatto bene. Perché non volevo che scambiasse il padre per un eroe».
Non sè mai stufato di assomigliare tanto ai suoi personaggi? Di essere sempre tanto buono?
«No.
E oggi? Cosa conta di più, per lei, oggi, nella vita?
«Tre cose soprattutto. Umiltà. Costanza. Ed entusiasmo».
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