La Voce dei tifosi in guerra sull’onda cerca spazio in tv

Pensare che la partita sembrava finita così, all’improvviso, con un sudden death, un tiro mancino, nel momento migliore della squadra. Era ferragosto dell’anno scorso la radio aveva appena festeggiato i tre anni, appena raggiunto i 100mila ascoltatori, appena vinto scudetto e coppa dei campioni. Contropiede, micidiale, quando meno te lo aspetti e tutti a casa. Letteralmente. Quindici persone senza lavoro da un giorno all’altro, la sede svuotata nella notte di ogni apparecchiatura, sedie comprese. Motivo: la proprietà di Radio Milaninter aveva deciso di vendere le frequenze alla concessionaria del gruppo Espresso che gestisce Radio Dj e la radio dei tifosi, con le sue squadre, il Milan e l’Inter, ma anche la Juve, Bellugi e Lodetti, ma soprattutto le telefonate, gli sms, le mail, sparì dall’onda da un giorno all’altro.
Adesso è tornata. Con un altro nome Milaninter Radio Tv, il palinsesto più o meno uguale, la squadra, dodici persone più i collaboratori, più o meno la stessa. Condivide frequenza e programmi con Radio Dj classic sui 96,1 fm, una ospite dell’altra, l’altra frequenza, i 100 fm che coprono Milano, è al centro di una contesa giudiziaria «che si risolverà massimo entro mese - spiega il direttore dell’emittente Lapo De Carlo - per ora ci sentono in Lombardia ma non in città». In ogni caso sul sito www.milaninterradio.tv.org la senti benissimo «il paradosso è che ci ascoltano In Usa, Canada, Germania, ma Milano ancora no». E dal 28 aprile sbarcherà anche in tv su Piùblu-TeleMilano, modello Dj chiama Italia di Linus.
De Carlo non si nasconde i problemi: «Abbiamo ricominciato da zero: se prima però non si aspettavano niente adesso si aspettano tutto». Ma ha le idee chiare su quello che serve. Uno: «Tempo. Se ascoltatori e inserzionisti hanno pazienza in meno di un anno torniamo grandi. Anche se Milano ha zero pazienza... ». Due: «Gli sponsor». Tre: «Una syndication che raduni sotto un unico marchio tutte le radio italiane come la nostra: solo se ci uniamo diventiamo forti». Gli chiedi, ma c’è davvero bisogno di una radio tifosa? «C’è un gran bisogno di trasmissioni che non ti facciano andare a letto incazzato, dove si possa divertirsi parlando di calcio, senza volgarità, con protagonista l’ascoltatore. La gente non ne può più di veleni».

De Carlo sa che la partita è appena cominciata, che è ancora tutta da giocare, che il risultato non è sicuro. Per vincere ci vorrà, come diceva Sacchi, «och, pasiensa e bus del cul». Per un po’ si navigherà a vista. Ma drizzando bene le antenne...

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