Cronache

La «voglia» di Moccia piace ai giovani

Paolo Bertuccio

da Recco

Una piccola folla di ragazzine, età media 14 anni, felpa alla moda e aria sognante, all'assalto del loro idolo. Autografi, dediche e quant'altro. Ma in questo caso il protagonista delle attenzioni delle adolescenti non è un attore o cantante palestrato. Perché i libri si leggono anche - soprattutto, in molti casi - negli anni del liceo, e per una volta gli occhi delle giovanissime ammiratrici sono tutti per uno scrittore. Ecco a voi Federico Moccia, romano, autore televisivo (significative collaborazioni con Paolo Bonolis e Fabrizio Frizzi) che scrive romanzi «per puro piacere». Lo ha fatto due volte, e se con la sua prima fatica, il vendutissimo «Tre metri sopra il cielo», è riuscito a creare un vero e proprio «cult» generazionale, con «Ho voglia di te» in uscita in questi giorni Moccia si propone di continuare a far sospirare il pubblico adolescenziale con le storie d'amore e motorini, di grandi sogni e scritte sui muri della stessa compagnia di giovanissimi romani protagonisti del precedente lavoro. Storie raccontate con un ritmo e un linguaggio estremamente naturali e realistici, che sono valsi allo scrittore la fiducia incondizionata dei giovani lettori.
«Ho voglia di te» è stato presentato ieri pomeriggio a Recco, nella sala del Centro Comprensoriale, con un incontro tra l'autore, l'assessore alla Cultura Dario Capurro e il caporedattore del Giornale Massimiliano Lussana, con l'attore Mario Peccerini che ha letto alcuni brani. Moccia è un esperto conoscitore dei riti e delle dinamiche che regolano la vita dei giovanissimi, ma sostiene che per stabilire un'intesa così forte con quel mondo non basta la sociologia. «Il segreto è l'onestà: raccontare le vicende e i sentimenti che tutti abbiamo provato in quella fase della vita con semplicità, evitando di trattarle con distacco. Perché ci appartengono ancora». Le decine e decine di ragazze che affollano la sala approvano. Moccia per loro è quasi un'entità idealizzata, come Step, Pallina o gli altri personaggi dei suoi romanzi: è stato capace di creare un universo in cui immedesimarsi. «Ho ricevuto - racconta lo scrittore, tra l'incredulo e il divertito - centinaia di messaggi, alcuni dei quali veramente disperati, sul mio blog di ragazzi e ragazze che soffrivano per il finale di "Ho voglia di te"». Una partecipazione intensa, che finisce per dare vita ad un vero e proprio affetto tra chi scrive e chi legge. «Perché è come se avessimo condiviso delle emozioni. Io le ho messe su carta, loro le hanno lette e ci hanno visto qualcosa di più, qualcosa che riguarda la loro vita. Hanno immaginato romanticamente: ecco, i miei libri sono fatti per persone romantiche». Talmente romantiche da imitare un piccolo rito, un dolce parto della fantasia di Moccia, che due innamorati protagonisti del romanzo compiono su un ponte di Roma: appendere un lucchetto alla ringhiera e gettare le chiavi nel Tevere, in segno di eterno amore. «Pochi giorni dopo l'uscita del libro - sorride lo scrittore - quello stesso ponte era zeppo di lucchetti. Per i fidanzatini romani sta diventando una consuetudine». Nel freddo gergo aziendale, Federico Moccia sarebbe un trend setter.

Ma è meglio dire che è un uomo che sa parlare al cuore del suo pubblico.

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