Cronaca locale

«Vogliamo case, non i dormitori del Comune»

Offerti accoglienza, corsi di lingua e borse-lavoro ma gli occupanti non cedono

Gli occupanti di via Lecco non cedono. Ieri l’assessorato alle Politiche sociali ha incontrato rappresentanti di questura, Caritas e altre associazioni, e insieme hanno messo per iscritto le proposte già presentate lunedì ai rifugiati che da nove giorni abitano illegalmente nello stabile. «Il Comune - si legge nel documento - si impegna da subito a fornire accoglienza notturna per tutti», sistemando i rifugiati nei vari dormitori comunali. Palazzo Marino, «si impegna a organizzare percorsi formativi di integrazione nella realtà sociale italiana e milanese, da concordare personalmente con ognuno dei richiedenti e che comprenderanno corsi di lingua, alfabetizzazione, formazione professionale, borse-lavoro e altri interventi di reperimento lavorativo, aiuto alla ricerca dell’alloggio». Il Comune li affiancherà anche nella ricerca «di soluzioni abitative non emergenziali». Ma gli occupanti, in prevalenza eritrei ma anche etiopici e sudanesi - potrebbero essere circa 330 e non solo 273 - fanno muro: «Non ci muoveremo di qui fino a che non ci verrà prospettata una soluzione definitiva, non vogliamo andare nei dormitori». Ma l’assessore Tiziana Maiolo esclude categoricamente «di mettere a disposizione uno o due stabili per farli alloggiare tutti insieme. Al massimo, un gruppo di 40 o 50 persone potrebbe andare nella struttura di via Pucci».
Il deputato dei Verdi Paolo Cento, intanto, ha presentato ieri un’interrogazione al ministero dell’Interno «per risolvere la questione». Cento chiede «di riconoscere nei fatti, e non solo nella forma, lo status di rifugiati politici agli occupanti», garantire loro «un’assistenza alloggiativa dignitosa», e «che sia evitato ogni intervento di sgombero finché non vengano individuate soluzioni alternative più adeguate».
Il Comune, sostiene il candidato sindaco dell’Unione ed ex prefetto Bruno Ferrante, «a volte offre soluzioni difficili da accettare. Le esigenze di queste persone vanno ascoltate, bisogna incontrarle e avviare un progetto di integrazione». Il vicesindaco Riccardo De Corato replica invece alla Cgil che chiede al Comune di aprire un tavolo con i profughi di via Lecco: «C’è già stato - spiega -, e abbiamo offerto agli occupanti diverse soluzioni di alloggio e di inserimento lavorativo che sono state però rifiutate. Avendo quindi il Comune già offerto tutte le possibili soluzioni di intervento di cui può farsi carico sarebbe inutile un “ulteriore tavolo”, secondo il “metodo Ferrante” tanto caro alla Cgil.

Il problema da lunedì è solo competenza delle autorità di pubblica sicurezza».

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