nostro inviato a Pechino
Ammonta a circa due miliardi di dollari il business di Fiat Group in Cina. Il dato, relativo allo scorso anno, comprende le varie attività del Lingotto sotto la Muraglia, in particolare quelle di Iveco (camion e furgoni), Cnh (trattori), Fiat Powertrain Technologies (motori e trasmissioni) e Auto. Quest'ultima divisione continua, però, a essere l'anello debole della catena in attesa che decollino gli accordi con il gruppo locale Chery. L'impressione, comunque, è che dopo il divorzio da Nanjing, avvenuto a dicembre, l'intesa con il partner Chery (nelle intenzioni dell'ad Sergio Marchionne dovrebbe portare a produrre, entro il 2010 in Cina, 300mila vetture con il marchio Fiat, oltre allo sviluppo di Alfa Romeo), sia più vicina. E mentre è allo studio il rafforzamento di Cnh grazie allo sbarco sul mercato cinese delle macchine da costruzione prodotte da Cnh, il Lingotto non ha voluto far mancare la sua impronta in vista delle Olimpiadi della prossima estate: «Il contributo di Fiat Group - spiega Franco Amadei, presidente di Fiat China - ha come protagonista Fiat Powertrain Technologies. Oltre 1.400 motori alimentati a gas naturale equipaggiano infatti gli autobus di Pechino».
All'«AutoChina 2008», che ha aperto i battenti ieri nella Capitale, sullo stand torinese sono esposti cinque modelli: il concept ecologico Panda Aria, le cui emissioni non superano i 69 grammi di anidride carbonica per chilometro, Bravo, Linea, Grande Punto e 500. Quest'ultima sarà in vendita dal prossimo anno nelle 36 concessionarie Fiat cinesi, dislocate in 16 province e 32 città. Al Salone di Pechino il made in Italy delle quattro ruote firmate dal Lingotto è radunato in uno unico stand, dirimpetto allo spazio occupato dalla Lamborghini.
La Cina è un mercato che comincia a dare importanti risultati anche per Maserati e Ferrari: «Da parte nostra - spiega Roberto Ronchi, ad di Maserati - nel 2008 contiamo di mettere su strada fra le 340 e le 360 vetture, rispetto alle 210 del 2007. Il primo trimestre ha dato risultati positivi su questo fronte, con un aumento delle consegne superiore all'80 per cento. A Pechino, Shanghai e nelle altre metropoli vendiamo molte Quattroporte, berlina che qui rappresenta uno status symbol e che i manager amano acquistare per accomodarsi poi sul divano posteriore e farsi portare in giro dall'autista. Ma cominciano a piacere anche le sportive: sono già 90 gli ordini per la nostra GranTurismo».
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