Volemose male

Giorgio Bocca ed Eugenio Scalfari, nel 1942, scrissero una serie di testi fascisti e razzisti: ma avevano solo vent’anni. Uno come Luciano Violante, quando nel 1994 disse che «Berlusconi ripete la parola d’ordine del fascismo e del nazismo, quando morivano nei lager i comunisti, i socialisti e gli ebrei», quando diceva che Forza Italia «fa una chiamata alla mafia», be’, uno come Luciano Violante però aveva già 51 anni.

E nel 2002, quando disse che «le proposte di Berlusconi rispondono alle richieste dei grandi mafiosi», ecco: aveva 61 anni. Ora, quindi, Violante può andare incontro a tutte le folgorazioni senili che vuole: e può dire, come ha detto, che il processo Andreotti non andava fatto, che il pool di Milano esagerava, che le intercettazioni non vanno pubblicate, che le correnti togate hanno troppo peso, che il giornalismo alla Travaglio fa schifo: benissimo, siamo contenti, venga a prendere un caffè da noi. Ma da qui a farlo giudice della Corte Costituzionale, se permettete, ce ne corre.

Ignazio La Russa, in un’intervista, ha detto che lo voterebbe volentieri: ed è padronissimo.

Ma non deve stupire che altri, pur nel clima alla volemose bene che aleggia da qualche tempo, non giudichino superabili le divisioni che Luciano Violante genera ancor oggi: le divisioni, quantomeno, tra chi ha buone dosi di fosforo nella memoria e chi meno.

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