RomaDal cilindro del governo per qualche ora è spuntata anche la Bau-Tax. Limposta comunale sugli animali domestici, che - escludendo discriminatoriamente criceti e pappagalli - sarebbe gravata sui proprietari di cani e gatti. Lennesimo tentativo di spremer soldi dagli italiani, che però stavolta naufraga tra scambi di accuse e litigi.
Un giallo con toni da farsa. Tutto nasce da una frase del sottosegretario allEconomia Gianfraco Polillo, soprannominato Polillo e il Vagabondo. Costui si lascia scappare di essere concorde «in linea di principio con listituzione di una nuova tassa sugli animali domestici». Le agenzie fiutano il notizione e annunciano: «Arriva la tassa comunale su cani e gatti». Apriti cielo. «È qualcosa di sciagurato. Possedere un animale domestico è un diritto che deve essere garantito, anche per il ruolo sociale che svolgono gli animali, pensiamo alle persone sole», accusa lex ministro Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana difesa animali. «Non ci resta che rifarci al Ragionier Ugo Fantozzi, sagace interprete delle debolezze nazionali. Lipotesi di istituire la tassa comunale su cani e gatti è una boiata pazzesca», scherza Massimo Corsaro, vicepresidente vicario del Pdl alla Camera. Fino al no pasaran di Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl a Montecitorio: «Lipotesi di una tassazione su cani e gatti è del tutto destituita di fondamento e per quello che ci riguarda non passerà alla Camera».
Sindigna anche la sinistra: «La tassa sui cani e sui gatti in realtà è una tassa sugli affetti: a quando una tassa sugli amici?», si chiede il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli. Furiose le associazioni di consumatori: «Unidea malsana e gravemente pericolosa, che danneggerà tutti», afferma il presidente Codacons, Carlo Rienzi. «I soliti incivili che si liberano dei fidati amici adesso potranno anche contare su una parziale giustificazione», afferma sconsolato Nino Morabito, responsabile Fauna di Legambiente. Di fronte a una simile bufera Polillo fa il simpatico: «Tranquilli: nessuna tassa sugli animali domestici. Era solo una battuta nei confronti di un deputato che laveva proposta», twitta in tutta fretta Polillo e il Vagabondo, che con comodo, magari nei 140 caratteri di un tweet, ci spiegherà cosa ci fosse poi da ridere.
Insomma, Fido e Micio resteranno esentasse. Ma cè mancato davvero poco. La proposta di consentire ai comuni di imporre una tassa sui nostri amici a quattro zampe per finanziare la lotta al randagismo esiste, ed è contenuta in un emendamento alla proposta di legge 1172 che ha come prime firmatarie le deputate del Pdl Jole Santelli e Fiorella Ceccacci Rubino. Le due, poverine, con la Bau-Tax non centrano nulla. «Nel testo di legge originario non era prevista alcuna tassa», ricorda Santelli. Nei 39 articoli si parla di unanagrafe degli animali daffezione, dellobbligo di segnalazione al servizio veterinario pubblico in caso di ritrovamento di un animale ferito, perfino di cimiteri per i quattrozampe. Ma di balzelli non cè traccia. Quindi, di chi è la colpa? Santelli addita il deputato del Pd Rodolfo Viola, come presentatore dellemendamento incriminato. Lui però nega: «La norma che introduce la tassa per i possessori di cani e gatti è stata elaborata dal comitato ristretto e poi presentata alla commissione dal relatore Gianni Mancuso del Pdl». Tutti contro tutti. Cani e gatti, verrebbe da dire. Alla fine tocca proprio a Mancuso raccontare la vera storia della tassa sugli animali domestici, frutto di un «lungo lavoro» di sintesi di dieci proposte di legge diverse in materia. «Abbiamo proposto - spiega Mancuso - un testo unificato e, dopo uno stop dovuto al cambio di governo, abbiamo votato gli emendamenti e finalmente abbiamo licenziato il testo che abbiamo inviato alle altre commissioni per il parere». Il governo dà parere positivo con il sottosegretario alla Salute, Elio Cardinale, e con lo stesso Polillo. Ma la commissione Finanze «chiede di espungere questa tassa. Come relatore sono orientato ad accogliere questa richiesta». Insomma, scongiurata la Bau-Tax, che però Mancuso difende a spada tratta: «Era una tassa facoltativa, ciascuno degli 8.092 comuni poteva decidere se metterla o meno».
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