Era un svevo, monaco nellabbazia di Reichenau, posta su di unisola nel lago di Costanza e sede di una rinomata scuola. Il nobile bavarese Enrico di Würzburg lo ingaggiò per la scuola che aveva fondato nella sua città e, quando Enrico divenne arcivescovo di Treviri, ancora una volta si portò dietro il fido Volfango. Ma Enrico morì e Volfango entrò nel monastero benedettino di Einsiedeln. Fu ordinato sacerdote dal vescovo di Augusta, s. Ulrico, e inviato a evangelizzare i magiari. La missione però non ottenne grandi risultati e Volfango rientrò. Tuttavia, la sua fama era giunta allorecchio dellimperatore Ottone II, che lo volle vescovo di Ratisbona nel 972. Il santo accettò malvolentieri e non tolse mai labito benedettino, continuando a vivere secondo la regola monastica. Si fece subito conoscere come riformatore, ma non in senso teologico o, peggio, ideologico: per riforma a quel tempo si intendeva il ritorno al rispetto integrale della regola in quegli ordini o in quei monasteri scivolati nellindisciplina o nel lassismo. La sua fermezza, ma anche la liberalità coi bisognosi, divennero leggendarie. A lui venne affidata leducazione del figlio del duca di Baviera, che infatti divenne poi imperatore e anche santo: s. Enrico il Buono. Volfango dovette anche occuparsi di politica e seguire limperatore alle diete imperiali e nelle campagne belliche.
Ma il suo pensiero era alla preghiera e alla solitudine. Una volta addirittura scappò per farsi eremita ma fu scovato da alcuni cacciatori e riportato indietro. In un viaggio lungo il Danubio si ammalò e morì a Linz nel 994.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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