Pierluigi Bonora
da Milano
Continua la bufera su Volkswagen. Alle polemiche seguite al ribaltone ai vertici del gruppo orchestrato dal presidente del consiglio di sorveglianza, Ferdinand Piëch, si aggiunge ora la notizia dellarresto di Klaus Volkert, lex potente capo del consiglio di fabbrica di Wolfsburg. I guai in cui è piombato Volkert sono sempre legati allo scandalo dei balletti rosa (incontri con donne compiacenti e ragalie varie ai rappresentanti dei dipendenti in cambio della firma dei contratti aziendali) che è già costato il posto al direttore del personale Peter Hartz. Volkert, in pratica, non avrebbe mosso un dito per ostacolare il processo di corruzione. Durante uno degli ultimi interrogatori lo stesso Hartz aveva ammesso di aver versato congrue somme denaro in segreto al sindacalista. Si parla di 1,9 milioni.
Come non bastasse, lautunno nero della Volkswagen continua con la notizia di nuovi tagli tra la forza lavoro, provvedimento che rientra nel più ampio piano di ristrutturazione che prevede la soppressione di 20mila posti in tre anni. È ufficiale, infatti, il trasferimento della produzione della Golf dalla fabbrica di Forest, uno dei comuni della grande Bruxelles, agli impianti tedeschi di Wolfsburg e di Mosel con la conseguente perdita del posto di circa 4mila degli oltre 5.300 dipendenti. Per il Belgio è la seconda volta che una casa automobilistica decide di abbandonare il Paese. Una decina di anni fa era toccato infatti a Vilvorde, comune nelle vicinanze di Bruxelles, subire le conseguenze della scelta di Renault di chiudere lo stabilimento locale. Ecco perché la decisione di Volskswagen è vissuta in Belgio come una «nuova catastrofe nazionale». La maggioranza dei dipendenti della fabbrica di Bruxelles è impegnata nella fabbricazione della Golf (200mila pezzi lanno) che ora la direzione aziendale vuole riportare in Germania. Lassemblaggio della Polo, invece, al momento sarebbe mantenuto, ma riguarda un numero di vetture molto inferiore.
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