Volkswagen compra Porsche, che diventerà il decimo marchio del maggior gruppo automobilistico dEuropa. Si è chiusa ieri una delle guerre finanziare più avvincenti che il mondo dellauto ricordi, tra Porsche e Volkswagen. Questultima alla fine di un consiglio straordinario di sorveglianza, ha annunciato la graduale integrazione con la principale azionista Porsche Se, fino a giungere alla fusione tramite un progressivo acquisto delle attività della casa sportiva di Zuffenhausen, vicino Stoccarda. Una conclusione clamorosa se si pensa che, proprio la casa di Wolfsburg era stata scalata dal Cavallino tedesco fino al 51% del capitale, con lobiettivo di arrivare al 75%. In proporzione, era come se la galassia Fiat fosse comprata dalla Ferrari.
Non a caso Porsche si era dovuta indebitare sino al collo e, a causa anche della crisi dei consumi, il suo bilancio è finito in rosso di 9 miliardi. Un buco che ha fatto temere per la sua stessa sopravvivenza. Mercoledì, però, la svolta. Il Consiglio di sorveglianza, convocato con un giorno danticipo rispetto a quanto ipotizzato, ha annunciato un aumento di capitale da 5 miliardi che si aggiungerà al denaro proveniente dalla Holding Llc Quatar (che fa riferimento allomonimo Emirato) a cui è stato dato il lasciapassare per entrare nel capitale tedesco. La stessa società medio-orientale, secondo quanto spiegato alla stampa da Christian Wulff (governatore della Bassa Sassonia che controlla il 20% del gruppo) e Martin Winterkorn (presidente di Volkswagen), avrà anche unopzione del 17% sulle azioni del gruppo VW. «Lauspicata unione - spiega lo stratega di Vw, vero vincitore di questa battaglia - segue una stringente logica industriale e offre prospettive molto promettenti». Winterkorn ha chiarito che il Cavallino manterrà la sua autonomia come del resto in precedenza è successo con gli altri marchi del gruppo acquistati (Audi, Bentley, Bugatti, Lamborghini, Skoda).
Intanto, entro il 13 agosto dovrebbero essere siglati gli accordi di base per la fusione che, secondo quanto affermato dal governatore Wulff, avverrebbe entro il 2011. Così verrà rafforzata una corazzata che già è leader europeo di vendite. Intanto, sul campo di questa battaglia restano dei cadaveri eccellenti. Il primo è quello di Wendelin Wiedeking, ex ad di Porsche, che paga con la poltrona il fallimento delloperazione Vw. Ironia della sorte era stato proprio lui, in sella dal 1992, a risollevare le sorti di Zuffenhausen sino al sogno Vw. Le sue scelte coraggiose, talvolta impopolari come quella di allargare la gamma a Suv (Cayenne) o a berline-coupé (Panamera), avevano sempre pagato. Per Wiedeking luscita di scena non sarà certo amara dal punto di vista economico perché percepirà 50 milioni di euro come liquidazione. Il top manager, per smorzare le inevitabili polemiche, ha già spiegato che devolverà il 50% in favore di unorganizzazione di beneficenza. Con lui uscirà di scena anche Holger Haerter, responsabile finanziario dal 2007, che si dovrà accontentare di «soli» 12,5 milioni. Al loro posto arriveranno, da subito, Michael Macht (49 anni) già nel board e Thomas Edig (48 anni), ex capo del personale, come vicepresidente.
Dietro l'ombra dei «generali» però c'erano le figure delle rispettive proprietà facenti parte a rami di una stessa famiglia: i Porsche e i Piech. Il loro capostipite comune è, infatti, il mitico fondatore Ferdinand Porsche. Un personaggio geniale che con le sue invenzioni ha contribuito a creare i due marchi e che ha avuto nel figlio Ferry, «padre» del modello 911, un degnissimo erede. La terza generazione dei Porsche, non è stata da meno ed è rappresentata da Wolfgang Porsche che siede nel Consiglio di sorveglianza di Zuffenhausen, per conto della famiglia omonima, e da Ferdinand Piech (nipote del fondatore in quanto figlio di Louise Porsche, figlia di Ferry), la guida al Consiglio di sorveglianza di Vw.
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