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Una volta ero di sinistra La confessione di un nuovo lettore

Ho sempre avuto idee democratiche o forse meglio radicali(divorzio, aborto ecc...), tutte leggi non condivise dall’attuale maggioranza. Ora qualcosa sta cambiando.
Non mi riconosco più in questa sinistra alla ricerca della «cadrega» senza dignità, che se la prende personalmente con Berlusconi perché ha soffiato da sotto il naso il consenso e si frappone alle loro meschine mire di potere.
Sono rimasti senza programmi, non hanno una meta, se non quella di incenerire il Silvio nazionale che in breve tempo ha fatto quello che «loro» e gli «altri» non hanno fatto dal ‘48. Purtroppo è una malattia endemica della sinistra comunista di eliminare (anche fisicamente) gli ostacoli che si frappongono con il potere: vedi Trotzky, fatto fuori brutalmente alle origini, Andreotti e Craxi più recentemente con le loro azioni forcaiole (il tutto ricorda le purghe di staliniana memoria). Io non mi riconosco più con questo «vuoto». Questo comportamento esasperato portato agli eccessi, in mala fede, visto che sono consci di causare danno economico a persone diverse dall’oggetto del loro odio. Questa sinistra fa il male dell’Italia.
Questa protervia mi ricorda una storiella orientale che smaschera i meccanismi dell’odio. Eccola.
In una città del lontano oriente viveva Alì un mercante allegro e scanzonato i cui affari andavano a gonfie vele, un uomo che oltre alla sua lungimiranza aveva anche la fortuna dalla sua. Nella stessa città, poco lontano dalla casa del mercante fortunato, un suo concorrente, Bashir, si macerava nell’invidia rancorosa per la sfacciata fortuna con cui Alì risolveva i suoi problemi. Bashir, naturalmente, le tentava tutte per ostacolarlo. La cosa lo mandava in bestia!
Il califfo della città venne a conoscenza della diatriba fra Bashir e Alì. Chiama Bashir a palazzo e cerca di trovare un terreno d’intesa per poter redimere la disputa. Quest’ultimo, carico d’odio e di rancore, elenca le «malefatte» di Ali che si sono risolte con un vantaggio per quest’ultimo e chiede che sia punito. Il califfo che non ravvisava grosse irregolarità nel comportamento di Alì propone a Bashir la sua soluzione. «Senti io ti darò tutto quello che mi chiedi, darò però il doppio ad Alì». Bashir ci pensa su per un secondo e dice «cavami un occhio...!».

Interessante la storia di Ali e Bashir. Non so, però, se l’antiberlusconismo viscerale della sinistra sia solo invidia. C’è qualcosa di più in questo odio che si muove sempre al limite della guerra civile. Una grossa fetta della sinistra, spesso quella più colta e intellettuale, non perdona a Berlusconi di aver dissacrato tutte le cattedrali del Novecento. Il Cavaliere ha tolto agli intellettuali la loro fede, li ha resi fragili, confusi, senza più punti di riferimento. Berlusconi, per loro, è l’espressione di un modello culturale nuovo, impossibile da capire e facile da disprezzare. C’è anche l’invidia, ma c’è tanta insofferenza verso la diversità. Berlusconi è un’anomalia che la sinistra non sa codificare. Non capisce perché vince. Non capisce la capacità di aggregare consensi.

Non capisce il suo atteggiamento con gli altri leader della Terra. Non ne riconosce la leadership. Di fronte a questo «alieno» la sinistra risponde parlando, fuori da ogni categoria politologica, di regime. E dal 1994 l’arma contro Berlusconi è sempre la stessa: demonizzarlo.

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