Il volume Una storia lunga 200 anni

Magnificenza e cupidigia. Questa doppia visuale si esprime al massimo nella Pinacoteca di Brera che, nata sotto l'illuminato governo di Maria Teresa d'Austria, fu trasformata nel 1809, per volere del governo napoleonico di Eugenio di Beauharnais, in un grande museo moderno su modello del Louvre, raccogliendo opere provenienti dal patrimonio della chiesa locale, ma anche dai sequestri (spesso brutali) eseguiti dalle truppe francesi nei territori occupati, dall'Italia centrale al Veneto. Ieri è giunto a ideale compimento l'anno delle celebrazioni del bicentenario con la presentazione ufficiale del volume «Brera la Pinacoteca: storie e capolavori» edito da Skira. Curato da due donne che sono state e sono un po' l'anima di Brera (l'attuale direttore e soprintendente di Milano Sandrina Bandera e il suo predecessore Luisa Arrigoni) il volume conclude una serie di eventi ed esposizioni d'eccezione: dai quattro capolavori di Caravaggio al ritorno dello splendido gesso canoviano di «Napoleone come Marte pacificatore».

Afferma Sandrina Bandera che il libro intende «svelare l'anima di Brera», anche attraverso l’opera dei funzionari che in due secoli le si sono dedicati, da Corrado Ricci a quell'Ettore Modigliani che neppure le leggi antiebraiche riuscirono a distogliere dalla sua dedizione. Per citarne solo due.

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