Von Karajan tra arte e tecnologia

Cent'anni fa nasceva a Salisburgo una leggenda della direzione d'orchestra: Herbert von Karajan. E la Scala, che l'ebbe ospite ogni anno dal 1940 fino al 1971, gli dedica una mostra multimediale. Inaugurata - con le lacrime agli occhi - dalla vedova Karajan e dalla curatrice, Vittoria Crespi Morbio, la mostra rimane allestita fino al 31 marzo nel Museo del teatro massimo cittadino. L'occhio azzurro, intenso e aristocraticamente distaccato di questo mito inossidabile, campeggia in un dedalo di salette di nero (da mozzare il fiato) vestite. Così, foto, video, leggii informatizzati e tanta musica, sempre nell'aria e poi ascoltabile via cuffia, ci rammentano il Karajan direttore. Ma pure l'uomo Karajan: il figlio, il padre, il marito (di tre avvenenti donne), sciatore e pilota di auto e aerei, tennista e appassionato di yacht. Viene ritratto l'artista che chiarisce il suo credo, la fede nella conciliazione di arte e tecnologia. Scorrono immagini di prove d'orchestra dove si assapora la sua mania, o perversione, di perfezionismo. Perfezionismo e curiosità mirata che lo spingevano a esplorare i pendii di St Anton al seguito di un maestro di sci storico, a pilotare auto sportive dopo confronti con il connazionale Niki Lauda fresco di vittoria del campionato di Formula 1.

C'è il Karajan domestico, quello immortalato con le due figlie e l'ultima moglie, Eliette, nel buen retiro della St Moritz dei tempi d'oro e l'austriaca Anif: prescelta per trascorrere l'ultima fase della sua leggendaria e invidiabile vita.

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