Sul set de Il mercante di pietre, Renzo Martinelli tiene a precisare che la sua è una storia prevalentemente damore. Ma, sollecitato sul tema terrorismo, aggiunge che con questo film vuole risvegliare le coscienze sulla possibile fine della civiltà occidentale. «Non si può nascondere il fatto» ha detto «che se continuerà questa invasione dellEuropa da parte degli islamici, alla cui base cè una precisa strategia, tra cento anni la nostra civiltà scomparirà. Di fronte al terrorismo poi, non si può certo pensare di combatterlo con le regole della democrazia. Bisogna fissare dei paletti basati sul principio di reciprocità: se i musulmani costruiscono una moschea a Roma, noi dobbiamo poterlo fare con una chiesa a Riad».
Però poi aggiungere che «cè un tempo per la democrazia e uno per la battaglia» e che «la mia lotta la faccio attraverso il cinema». Ecco quindi a ruota un altro progetto su un momento cruciale dello scontro Islam e Occidente: «Era l11 settembre del 1683 quando i musulmani stavano per conquistare lEuropa entrando a Vienna. Fu un umile frate cappuccino, Marco DAviano, a fermare questo disegno. Ecco oggi mi sembra una situazione simile e per questo farò un film su di lui.
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