«Vorrei tanti casi Milano, è la capitale del Pdl»

Il «caso Milano»? È solo politico. I numeri, i voti, dicono che la materia del contendere non c’è. Anzi. Non solo la Lega resta lontana dal Pdl, ma anche la partita con la sinistra va meglio a Milano che altrove (8 punti di scarto sugli avversari). Pdl e centrodestra insomma possono andar fieri del risultato milanese, e dovrebbero semmai esportarlo in altre città. Il dato che certifica questo quadro lo fornisce l’Istituto Cattaneo: 8,5 per cento. Complessivamente il centrosinistra prevale di otto punti e mezzo nei capoluoghi di regione italiani che sono andati al voto. Questo grazie al voto di Venezia, Torino, Genova, Bari - oltre che di Bologna e Firenze - e ovviamente anche grazie al voto di Roma, ma lì per la mancata partecipazione della lista Pdl, fatta fuori in sede giudiziaria. Il dato si spiega con la maggior penetrazione storica della sinistra in un certo tipo di ceto urbano. Mentre Pdl e Lega stravincono nel resto del territorio nazionale, capoluoghi e piccoli centri di provincia, per la loro capacità di rappresentare esigenze, aspettative e interessi dei ceti più popolari e meno politicizzati. A Milano il Pdl vince con il 36 per cento contro il 14 della Lega, e con il 49 per cento di Formigoni contro il 41 di Penati. Come dire, continua ad andare meglio che a Torino, Venezia, Roma, Genova ecc. E se a Milano dei voti mancano, rispetto al dato medio lombardo, questi non sono voti del Pdl. «Io dico infatti che il caso non esiste - commenta Ignazio La Russa, coordinatore nazionale del Pdl - magari tutte le città d’Italia avessero i risultati di Milano». Il ministro della Difesa, dunque, anche sulla scorta dei numeri, avvalora la tesi di una Milano «capitale del Pdl». La stessa che anche il sindaco Letizia Moratti ha ripetuto nei giorni scorsi. E infatti La Russa tende una mano alla Moratti, e giudica negativa l’iniziativa dei consiglieri regionali eletti, che hanno scritto alla Moratti rivendicando in pratica il merito del risultato elettorale in città, «nonostante» lei. «La lettera - riflette La Russa - mi è sembrata fuori tempo e prematura, anche perché il tema della ricandidatura del sindaco si pone 6 mesi prima delle elezioni, e poi perché un sindaco lo si deve giudicare nell’arco di 10 anni». «Capisco che i candidati abbiano trovato difficoltà nei quartieri - ammette La Russa - anche perché si trattava delle Regionali, e non erano necessariamente preparati sui problemi dei quartieri». «A quei problemi comunque - osserva ancora La Russa - risponderà la giunta quando sarà il momento. E resta il fatto che Riccardo De Corato è il miglior vicesindaco assessore alla Sicurezza d’Italia».
Quanto alla Lega, le tensioni stanno rientrando. Anzi, per il ministro non ci sono mai state, se non nel particolare clima elettorale: «Con Bossi e Calderoli ci siamo abbracciati in Consiglio dei ministri», racconta. E il Pdl messo sul banco degli imputati? «Sono cose dette in campagna elettorale, le avrei dette anche io. La Lega è un alleato stimolante, non ingombrante». «Loro - dice La Russa - hanno fatto un’ottima performance, e sono stati capaci di mantenere i voti che avevano, davanti a questo fenomeno dell’astensionismo. In un’area che noi dobbiamo riconquistare. Dobbiamo tendere al meglio». Detto questo «noi siamo al 36 per cento - rimarca - loro al 14. E c’è una bella differenza. Non per questo dobbiamo sederci».
Ultima questione, le difficoltà dei consiglieri ex An.

Con meno eletti del previsto: «Uno forse rientra a Pavia - calcola -. Due del listino non sono passati perché abbiamo preso troppi voti, e Ferrazzi a Varese perché gliene sono mancati 100. Ecco, a queste cose dobbiamo fare più attenzione».

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