Cultura e Spettacoli

La vostra discoteca? Sarà tra le nuvole (informatiche)

Dal vinile al jukebox celestiale. Ogni generazione ha avuto il suo supporto. Per decenni fu il disco. Poi venne il nastro. Quindi il cd. L’avvento del digitale, unito allo sviluppo del web, produsse una accelerazione improvvisa e incontrollabile. E fu l’epoca, recente, dei file mp3 archiviati nella memoria del proprio computer. Da lunedì prossimo, le cose potrebbero iniziare a cambiare. E l’mp3 potrebbe rivelarsi niente più che una breve per quanto intensa parentesi. La Apple infatti lancerà infatti un servizio di cui si parla da tempo: l’iCloud. Ovvero: in futuro la propria discoteca non sarà archiviata nel pc ma nei server messi a disposizione della Apple. Server raggiungibili da ogni luogo e in ogni momento con qualsiasi tipo di marchingegno (iPod, iPad, computer ma anche telefoni, lettori Blu-Ray, televisori, etc.). I vantaggi? Computer liberati dal peso dei file, aggiornamenti automatici del software, fine della necessità di sincronizzare i gadget di cui disponete. Troppo poco? Beh, forse è già abbastanza. Ma il passo successivo, e decisivo, sarà forse un altro. Mr Steve Jobs, con iCloud, vuole abituarci all’idea che è inutile, nell’era dell’accesso, possedere i contenuti. E un domani, forte di un accordo blindato con tutte le case discografiche, ci proporrà qualcosa di simile agli abbonamenti premium al digitale terrestre e ai canali satellitari. Noi versiamo un abbonamento, e in cambio abbiamo accesso (appunto) a una enorme discoteca da ascoltare in streaming (senza scaricare i singoli brani). Sono ipotesi, per quanto rilanciate da molti osservatori vicini alla Apple. Per ora di sicuro ci sono i seguenti fatti: il servizio all’inizio sarà gratis, poi costerà circa 25 dollari all’anno; Jobs si è assicurato la collaborazione di Warner, Sony, Emi e Vivendi Universal sborsando 150 milioni di dollari; quest’ultimo accordo lo pone in posizione di vantaggio rispetto ai concorrenti (soprattutto Google e Amazon) che già forniscono o forniranno un servizio simile. A noi ex consumatori di vinile, musicassette, cd e mp3 rimane da constatare come il supporto sia diventato sempre più immateriale. E come la relazione con la propria collezione (una vera e propria carta d’identità del collezionista) sia sempre meno «intima» per così dire. Si è perso qualcosa? Sì e no. Il 33 giri era talvolta una piccola opera d’arte, non a caso disegnato da gente come Andy Warhol o Julian Schnabel. In compenso, la passione per la musica ha assunto una dimensione collettiva, fondata sulla condivisione, spesso entusiasmante. Perché oggi viviamo letteralmente immersi in una «nuvola» di nomi, brani, melodie: è l’era dell’abbondanza, non c’è mai stata una offerta così ampia e a buon mercato, se si ha la passione e la pazienza di cercare.
Keith Richards, chitarrista dei Rolling Stones, per spiegare cos’è l’ispirazione, dice di non aver mai scritto davvero una canzone: tutte le canzoni, infatti, sono già state scritte e sono attorno a noi, nell’aria. Lui è solo più bravo degli altri ad afferrarle. Una bella metafora.

Che ora diventa realtà: perché le canzoni finiranno in una nuvola.

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