RomaSe le primarie locali di domenica erano - anche - un test per quelle nazionali, la soddisfazione di Pier Luigi Bersani è comprensibile. Stavolta, infatti, i candidati outsider appoggiati dalla sinistra, e sponsorizzati da Nichi Vendola, sono stati sconfitti, e il riflesso di partito ha prevalso. Un buon viatico, insomma, nel caso si dovesse arrivare al confronto finale tra il leader del Pd e quello di Sel.
Certo, i casi di Bologna e di Napoli rischiano di non essere troppo indicativi: nel cuore dellEmilia Romagna il controllo dellapparato funziona ancora, e il «pugno di ferro» del Pd (esercitato dal governatore Vasco Errani, stretto alleato dellemiliano Bersani) ha fatto in modo che ci fosse un unico candidato, lex assessore comunale Virginio Merola, su cui concentrare gli sforzi, eliminando le rivalità interne. Quanto a Napoli, immaginare che le primarie da quelle parti possano essere la libera espressione di preferenze della «società civile» è una pia illusione: e infatti il day-after della consultazione è funestato da accuse pesantissime, storie di risse e di interventi sconfinanti nella malavita, sospetti di brogli, ricorsi e contestazioni del risultato da parte dei candidati perdenti. La vittoria di Andrea Cozzolino (europarlamentare e a lungo potente assessore regionale) sta a dimostrare comunque che, sotto il Vesuvio, a dare le carte nel centrosinistra è sempre uno solo: Antonio Bassolino. E con lui il Pd, che ufficialmente appoggiava la candidatura di Umberto Ranieri, deve continuare a venire a patti.
Paradossalmente, i personaggi dietro le quinte, nel tirare le somme, contano più dei candidati veri e propri: ognuno di loro, infatti, aveva il suo sponsor. E le due tornate di primarie segnano dunque la sconfitta di Vendola ma anche, simbolicamente, di alcuni altri personaggi, ancor più autorevoli, che avevano dato la propria indiretta benedizione a uno dei concorrenti. Due nomi tra tutti: Romano Prodi e Giorgio Napolitano. Il primo ha evitato di esporsi in prima persona a Bologna per Amelia Frascaroli, anche perché il candidato del Pd Merola aveva fatto capire al Professore che altrimenti si sarebbe rinfrescata la memoria degli elettori su quale «illustre famiglia» bolognese avesse voluto a tutti i costi Flavio Delbono come sindaco, con i catastrofici esiti noti alle cronache. Ma la «famiglia», appunto, si è schierata eccome: la ex first lady Flavia Franzoni in Prodi ha fatto apertamente campagna elettorale per la ex direttrice della Caritas e fervida esponente dellulivismo cattolico, sostenuta anche da Vendola. E così ieri, dalla torre davorio prodiana, sono usciti commenti su due registri: quello apparentemente ecumenico dellex premier, che celebra «la vittoria della democrazia», e quello acido della sua portavoce Zampa, che tiene a sottolineare come la perdente Frascaroli abbia però vinto «in numerosi seggi, tra cui lo storico bar Ciccio, fatto mai accaduto prima».
Se i prodiani, sconfitti dal Partito, si consolano col bar Ciccio, a Napoli laria è molto più pesante. «Vince Bassolino contro Napolitano», sintetizzano i blog cittadini. E che Ranieri, riformista doc ed ex sottosegretario agli Esteri, sia uno dei dirigenti Pd più vicini al presidente della Repubblica è fatto noto. Che il partito fosse convinto della candidatura, pur così autorevolmente avallata e dunque non discutibile, è un altro paio di maniche. E infatti il candidato non ha potuto godere di quel sostegno dapparato garantito a Bologna, né da Roma si sono affannati per dargli una mano. Anzi, la discesa in campo a sorpresa di Cozzolino è stato il segnale che tutta lala del Pd che risponde a Bassolino non aveva alcuna intenzione di appoggiare Ranieri, un outsider rispetto a quel sistema di potere. E i bassoliniani gli hanno fatto guerra allultimo voto.
Il voto a Bologna e Napoli
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