Il voto del Consiglio di Stato: Formigoni sì, no al Pdl nel Lazio

RomaRoberto Formigoni può regolarmente portare a termine la sua campagna elettorale, mentre i candidati della lista Pdl del Lazio devono rassegnarsi a fare un lavoro gregario. Questo il doppio verdetto emesso ieri dai giudici di Palazzo Spada. Il Consiglio di Stato ha da un lato respinto il ricorso presentato dai legali della Federazione della Sinistra che avevano impugnato la sentenza del Tar della Lombardia che annullava la decisione della corte d’Appello di Milano di escludere il listino del candidato presidente per il centrodestra per le irregolarità riscontrate nella raccolta delle firme. Dall’altro, i consiglieri di Palazzo Spada definiscono «improcedibile» il ricorso presentato dal Pdl contro l’ordinanza del Tar del Lazio che lunedì scorso aveva respinto la richiesta di sospensiva avanzata dal partito sulla non ammissione della lista provinciale di Roma.
A completare il quadro arrivano altre due bocciature da parte del Consiglio di Stato. La prima riguarda Fabio Desideri. L’appello per la mancata ammissione della lista Pdl presentato dal consigliere uscente è stato dichiarato «improcedibile». Stessa sorte per l’appello presentato dal listino «Roberto Fiore presidente». Il leader di Forza Nuova è quindi tagliato definitivamente fuori dalla corsa alla poltrona di governatore del Lazio.
La riammissione del listino di Formigoni, in Lombardia, ridona slancio alla campagna elettorale. E conferma quanto già spiegato di fatto dalla sentenza del Tar lombardo che, senza entrare nel merito, aveva annullato il provvedimento, sostenendo che, una volta ammessa, la lista non poteva essere cancellata per il solo ricorso presentato dai radicali. Solo chi viene escluso, infatti, può ricorrere per ottenere la riammissione. La fiducia di Berlusconi sull’operato dei giudici di Palazzo Spada era quindi ben riposta. «Il Consiglio di Stato - aveva detto il premier giovedì scorso - non può chiudere gli occhi per non dare torto agli altri giudici». «Ora dobbiamo tornare alla politica, quella vera - spiega Guido Podestà, presidente della Provincia di Milano e coordinatore regionale del Pdl - perché da lungo tempo si è dato spazio a diatribe su carte bollate e formalismi, che hanno falsato il confronto elettorale democratico basato sui contenuti e sulle esigenze dei cittadini».
Se Milano si rimbocca le maniche e ritorna in pista, a Roma c’è chi ancora pensa alle vie legali. Ignazio Abrignani, responsabile nazionale dell’ufficio elettorale del Pdl, non esclude nuove mosse. «Aspettiamo di leggere le motivazione della decisione del Consiglio di Stato - spiega Abrignani -. Comunque stiamo valutando di ricorrere di nuovo al Tar contro la decisione dell’ufficio elettorale centrale di venerdì che non ha ammesso la lista dopo l’approvazione del decreto legge».
Anche a Milano, però, c’è chi ancora spera in un nuovo colpo di scena.

Si tratta di Vittorio Agnoletto, candidato governatore per la Federazione della Sinistra. Vista la decisione del Consiglio di Stato, adesso non gli resta che sperare nel ricorso alla Corte costituzionale sulla conformità del decreto salva-liste.

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