UN VOTO CONTRO IL GOSSIP

L’indifferenza o, se preferite, la diffidenza di moltissimi italiani per l’eventualità del voto era comprensibile. Direi perfino che era inevitabile. Il Paese - con tutti noi che ci viviamo - si lascia alle spalle una campagna elettorale sempre miserevole per i toni, a volte spregevole per i contenuti, intossicata dal pettegolezzo e, in scia ad esso, dai rituali avvisi di garanzia. Non bastasse questo per disamorare i cittadini, bisogna aggiungere che l’appello alle urne riguarda principalmente un’istituzione - il Parlamento europeo - che la maggioranza degli italiani ritiene, a torto o a ragione, ornamentale e costosa, ed enti locali, le Province, che la maggioranza degli italiani ritiene del tutto inutili.

Eppure, nonostante queste premesse scoraggianti, il voto cui siamo chiamati è importante, se non decisivo. Ritengo, molto sintetizzando e semplificando, che esso debba segnare e solennizzare il ritorno dell’Italia alla politica. Che debba essere un forte richiamo ai professionisti del Palazzo perché nel Palazzo facciano ciò che per il bene del Paese debbono fare - e per cui sono stati issati o saranno issati a incarichi di responsabilità -anziché cimentarsi in narrazioni e insinuazioni d’alcova. L’Italia ha un gran bisogno di ritrovare, dopo la sbornia pettegola emaligna delle ultime settimane, la sua identità di grande nazione moderna. La crisi economica e gli altri problemi da cui siamo assillati rendono urgente il recupero della serietà.

Le urne offrono agli italiani lo strumento con cui gridare a chi governa e a chi fa opposizione concetti molto semplici. Siamo stanchi di voci pruriginose su Villa Certosa e dintorni. Ci siamo divertiti abbastanza, ammesso che ci siamo divertiti. È venuta l’ora d’occuparsi d’altro. Per esempio del costo della vita, della disoccupazione, delle infrastrutture, della spazzatura. Di Milano sporca e, se volete, anche dell’Expo. Da queste e da altre analoghe cose dipende il nostro avvenire, non dalla Noemi-story. Alla quale, tuttavia, gli avversari di Berlusconi rimangono aggrappati con la tenacia della disperazione. Considerandola l’unica vera arma contro il Cavaliere. Il quale, al contrario, usa in questo momento il linguaggio concreto di chi deve governare la nave mentre infuriaunagrantempesta - nel mondo, non a Casoria - e vara contromisure, prepara progetti, fa del suo meglio, con tutte le possibilità d’errore delle decisioni umane.

Berlusconi non è infallibile, qualche suo atteggiamento è stato discutibile. Ma in questo frangente offre all’Italia un ancoraggio politicamente e ideologicamente solido. Ha in Parlamento una maggioranza ampia e dal punto di vista dei numeri non deve temere insidie. Peraltro una massiccia attestazione di fiducia e di consenso degli elettori è, oggi come oggi, preziosissima. Può operare una cesura precisa e genuinamente democratica tra la brutta e speriamo breve stagione del gossip e una futura stagione in cui la realtà faccia premio sulle chiacchiere.

Personalmente non mi auguro che l’opposizione esca annientata e sminuzzata da questa prova. C’è bisogno di contraddittori leali, in democrazia. Auspico tuttavia che dalle elezioni l’opposizione esca rinsavita. Che le elezioni siano per Franceschini & C. un vaccino contro il mal di Veronica.

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