Politica

Dopo il voto francese in Olanda vola il «no»

Alle stelle la popolarità di Geert Wilders, amico del regista Teo Van Gogh, ucciso dai fondamentalisti islamici, che inneggia alla fine del «Superstato europeo»

Elo Foti

nostro inviato ad Amsterdam

Prevedeva il no, ma sperava nel sì. E invece domenica sera il no francese è arrivato, come un pugno tremendo, non da ko, ma comunque da fargli piegare le ginocchia. Il volto di Harry Potter, come è soprannominato il premier olandese Jan Peter Balkanende, era sofferente l’altro ieri, a tarda ora, quando è apparso in tv per commentare il risultato di Parigi. E tuttavia ancora desideroso di battersi affinché prevalga il sì nel referendum che si terrà domani nei Paesi Bassi per approvare o bocciare la nuova Costituzione della Ue.
«Sono deluso per l’esito della consultazione tenutasi in Francia. Ciononostante - ha detto - rispetto il parere della maggioranza dei francesi. È chiaro che il processo di ratifica deve continuare. Proprio per questo motivo - ha aggiunto - il sì degli olandesi si rende adesso ancora più necessario. I Paesi Bassi hanno molto da guadagnare con questo Trattato: la sua approvazione è nell’interesse dell’Europa, del nostro Paese».
A favore della Magna Charta sono 128 dei 150 deputati del Parlamento. Tutti quelli della coalizione di governo - composta dai cristiano-democratici (Cda) di Balkanende, e dai due partiti liberali Vvd e D 66 - più il maggior partito dell’opposizione, il laburista (PdvA). Contrari i rimanenti 22, uniti in un bizzarro fronte che raggruppa ultraprotestanti, calvinisti, il Partito socialista (una pattuglia di estrema sinistra), la Lista Pim Fortuyn, l’orfanotrofio del defunto sociologo dandy e gay assassinato nel maggio 2002, e il gruppo Wilders, rappresentato da un solo deputato: Geert Wilders, un folcloristico qualunquista minacciato di morte dai dervisci islamici impazziti per la sua campagna contro l’immigrazione clandestine e il fondamentalismo islamico.
Wilders, amico del regista Theo van Gogh, ucciso il 2 novembre scorso da marocchini residenti in Olanda e simpatizzanti di Al Qaida, ha vissuto a lungo in una località segreta, e nelle ultime settimane ha condotto una campagna per il no al referendum, campagna che lo ha portato a visitare ventidue città a bordo di un autobus. Il giro si chiamava «TourNee» (nee in olandese significa no), e ha raccolto, stando ai sondaggi, uno straordinario successo. Wilders, un quarantenne con un’eccentrica capigliatura bianca, si è sempre esibito in una giaccia di plastica bianca con la scritta Nee e circondato da un miniesercito di guardie del corpo. Nelle sue uscite aveva attorno a sé una trentina di gorilla. Il suo nome era con quello della deputata Ayaan Hirsi Ali nel biglietto - «Poi toccherà a voi» - lasciato con il coltello conficcato nel corpo di Van Gogh in una strada della tollerante Amsterdam.
La signora Hirsi Ali, di origine somala, è nel mirino dei terroristi islamici per avere voluto il cortometraggio Submission, in cui viene denunciata la condizione di inferiorità della donna del mondo islamico. Milita nel Vvd, dai cui banchi parlamentari proviene Wilders. I due sono amici, uniti dalla terribile minaccia fondamentalista, ma sul referendum le loro opinioni divergono: lei voterà sì. «L’esito del referendum francese - ha scritto ieri l’Uomo qualunque dei mulini a vento sul quotidiano De Volkskrant - costituisce una giornata storica: la fine del Superstato europeo». La sua popolarità è alle stelle (non quelle della bandiera europea). Questo personaggio è risultato finora più convincente di tutti gli austeri uomini di governo, della maggioranza e del PdvA di grigio vestiti.
Il fatto che gli ultimi sondaggi diano per favorito il No ha innescato polemiche, per il momento tenute sotto tono, in seno alla coalizione governativa. L’accusa è di avere cominciato tardi e male a propagandare il Sì. Delusi anche i laburisti: sono stati loro, senza che ce ne fosse bisogno, a volere questo referendum, che oltretutto è consultivo e non vincolante. Ma che ora rischia di far perdere la faccia ai maggiori partiti.
Un segnale del serpeggiante malumore arriva dal Vvd: in una riunione a Groninga, suoi esponenti hanno chiesto che il primo ministro non venga più scelto dai deputati, bensì con un’elezione diretta. Chirac è uscito ridimensionato dal referendum, Balkanende potrebbe subire la stessa sorte domani sera. Dopo il no francese, il no olandese ha ripreso quota, toccando il 60% delle intenzioni di voto. Domenica il premier ha detto: «Gli olandesi non devono prendere lezioni dai francesi, ma scegliere per conto loro». E ha aggiunto: «Se volete punire me, la mia politica, fatelo nel 2007». In quell’anno ci saranno le elezioni politiche.

Ammesso che tra due anni Harry Potter sia ancora al potere.

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